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La Puglia «guadagna» 561 posti letto in più di terapia intensiva e sub intensiva. Il ministero della Salute ha dato il via libera alla ripartizione delle risorse, per il potenziamento degli ospedali pugliesi sono previsti poco meno di 100 milioni che serviranno, oltre ad attrezzare i reparti con i macchinari, a reclutare nuovo personale. Nel dettaglio, sono 276 i posti letto di Intensiva da attivare e 285 di sub intensiva, in sostanza le unità triplicheranno quasi.

Infatti, prima che la pandemia Covid-19 travolgesse tutti i Paesi, in Puglia i posti letto di Terapia intensiva erano appena 304, adesso saliranno a 865. L’emergenza sanitaria ha messo in evidenzia immediatamente che la dotazione di posti letto era troppo limitata, soprattutto al Sud. Prima dell’irruzione del Covid-19, i posti letto di terapia intensiva nel Mezzogiorno erano 1.539 mentre al Nord ne erano attivi 2.884.

In rapporto alla popolazione, c’era un gap di circa tre punti percentuali in favore delle Regioni settentrionali. Due anni dopo, “grazie” all’emergenza sanitaria la disponibilità momentanea è aumentata in tutta Italia, gli spazi sono quasi raddoppiati ma la forbice tra Nord e Sud anziché ridursi è persino aumentata. Oggi al Nord sono attivi, secondo i dati di Agenas e ministero della Salute aggiornati al 7 dicembre, 5.236 posti letto, al Sud 2.550. In sostanza, se prima la differenza tra Nord e Sud era di 1.345 posti nelle rianimazioni in favore delle Regioni settentrionali, oggi è salita a 2.736.

Il quadro, però, è ancora più chiaro se prendiamo in considerazione quello che è l’obiettivo fissato dal Dl 34/2020: ogni Regione, venne stabilito durante la fase più acuta della pandemia, avrebbe dovuto attivare almeno 14 posti letto ogni 100mila abitanti. Un risultato che è stato raggiunto solamente da una metà del Paese, il Nord; il Mezzogiorno, partendo già da una posizione di arretratezza, ha sì potenziato le sue terapie intensive ma ha perso ulteriore terreno rispetto a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Valle d’Aosta, Piemonte.

Infatti, allo stato attuale, secondo la rilevazione di Agenas, in Campania sono a disposizione 520 posti letto, contro i 335 del 2019 ma la regione di De Luca è comunque ultima nella classifica nazionale: complessivamente esistono 9,2 posti ogni 100mila residenti.

Quello della Campania è il caso più eclatante ma che accomuna tutto il Mezzogiorno, infatti agli ultimi posti, sotto l’obiettivo dei 14 posti letto ogni 100mila abitanti, troviamo tutte le Regioni del Sud: la Calabria è penultima con 9,6 posti ogni 100mila residenti; la Puglia quart’ultima (12,2), seguono la Sardegna (12,8), Molise (13,1). La Basilicata è al limite con 14,4 posti ogni 100mila residenti, l’unica eccezione positiva al Sud è la Sicilia, che di posti letto ne ha 864, pari a 17,8 ogni 100mila residenti.

Al primo posto c’è la Valle d’Aosta (26,7 posti ogni 100mila), segue il Veneto, secondo con mille posti, cioè 20,6 ogni 100mila residenti; completa il podio l’Emilia Romagna (20 posti ogni 100mila). Sopra l’obiettivo dei 14 posti ogni 100mila ci sono anche Bolzano, le Marche, il Lazio, Trento, Toscana, Lombardia, Piemonte, Friuli e Liguria.

Complessivamente, in Italia si è passati da 5.179 posti letto di terapia intensiva pre Covid agli attuali 9.067: il potenziamento c’è stato ma è del tutto insufficiente al Sud rispetto alle esigenze e a quanto stabilito dal Dl del 2020.

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