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Una bolletta della luce da un milione di euro. È quanto si è visto recapitare Spiridione Strafino, fondatore della storica Royal, azienda salentina produttrice di gelati. Gli scorsi anni, per la stagione lavorativa che va da febbraio ad agosto, il costo si aggirava intorno ai 300 mila euro.

E poiché «la chiusura è impensabile», così come «licenziare è una cosa che non esiste», l’imprenditore di Monteroni (in provincia di Lecce) ha deciso di puntare sul fotovoltaico e di mettere da parte il gelato in vaschetta lasciando in produzione formati meno ‘energivorì e «più remunerativi» dal punto di vista dei costi.

Cinquanta i lavoratori dell’azienda, nata nel 1969 a Veglie come laboratorio artigianale. A fine mese la produzione si fermerà come sempre per poi riprendere a febbraio.

Strafino intende ripresentare un progetto «per la costruzione di un impianto fotovoltaico» che gli consenta di produrre, «insieme con i gruppi elettrogeni, il 40-50% dell’energia» di cui ha bisogno. Il progetto «negli ultimi dieci anni – racconta – è stato presentato almeno altre cinque volte, solo che ci chiedevano di collegarci a cabine distanti 30 chilometri. Questa è la burocrazia che non si comprende. Un conto è quello che si dice in tv, un conto è quello che dice l’Enel. Oggi c’è la possibilità di consumare sul posto quello che si produce. E siccome noi siamo energivori e consumiamo due milioni di kilowatt, spero di allestire nei prossimi quattro mesi questo impianto».

Gli aumenti dell’energia «destinati a crescere» li ritiene “stupidi: per la mia casa il kilowatt ora lo pago 0,26 centesimi perché un imprenditore che dà lavoro e distribuisce ricchezza lo deve pagare quattro volte tanto?». «Gli altri anni – evidenzia – il costo energetico incideva per il 5%, quest’anno è arrivato al 18-19%: non sempre si riesce a recuperare, è una continua guerra. Quest’anno per la prima volta i costi di alcuni prodotti siamo stati costretti a ritoccarli tre volte», mentre «il costo della nostra vaschetta è invariato dal 1984: costava 3.700 lire e oggi costa 1 euro e 90 centesimi».

Ma per il momento nessun pensiero ai licenziamenti: «Non l’abbiamo mai fatto e non ci pensiamo, qui ho lavoratori che sono entrati a 17 anni e ora ne hanno 55», afferma.

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