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La presidente Dellomonaco e il direttore generale Parente

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Lo scontro in Apulia Film Commission, tra la presidente Simonetta Dellomonaco e il direttore generale Antonio Parente, inizia a preoccupare le imprese pugliesi del settore. Da ormai due mesi l’Agenzia regionale è sotto i riflettori non per i suoi festival o il sostegno a importanti produzioni, ma per la vicenda che vede protagonisti i massimi vertici. Dellomonaco accusa Parente di averla aggredita fisicamente durante una riunione di lavoro, il secondo rigetta ogni accusa.

Il caso è finito in Procura, dopo la denuncia della presidente. Il Cda ha chiesto a presidente e direttore di mettere da parte i dissidi e ridare operatività all’Agenzia. Cosa che chiede anche la Regione Puglia, primo azionista: si racconta di un Emiliano davvero indispettito per una situazione che sta provocando un danno d’immagine all’Apulia Film Commission stessa.

Adesso, però, a chiedere che la società recuperi la sua «operatività» sono le imprese tramite Confartigianato Cinema e Audiovisivo Puglia che, ieri, ha espresso «crescente preoccupazione» per quanto sta accadendo nella fondazione di cui segnala una «prolungata sospensione dell’operatività» che «sta gettando nello sconforto le numerose imprese pugliesi del settore».

Confartigianato ha scritto una lettera al presidente della Regione Puglia, al sindaco di Bari Antonio Decaro, e al Consiglio di amministrazione dell’Apulia film commission, chiedendo che «quanto prima vengano recuperati un più degno contegno e i toni propri dei fisiologici rapporti istituzionali». Il riferimento è proprio alla situazione che si è creata lo scorso fine novembre. Il Consiglio di amministrazione di Afc dovrà decidere su una eventuale revoca dell’incarico a Parente. Una decisione che il Cda ha rinviato per acquisire nuovi elementi ma è stato accusato di misoginia da Dellomonaco.

«Aziende e lavoratori – scrive Confartigianato Cinema e Audiovisivo Puglia – legittimamente invocano un sollecito recupero della normalità, con l’obiettivo di finalizzare celermente le partite pendenti e articolare una proficua pianificazione del futuro. Come se non bastasse questa carenza di certezze e prospettive, l’incessante esposizione mediatica della vicenda a cui da alcune settimane assistiamo, rischia di assestare un colpo mortale all’immagine di un comparto che con tanto lavoro e sacrificio aveva guadagnato credibilità e riconoscimento a livello nazionale e internazionale, divenendo un fiore all’occhiello della nostra Regione».

«Il crollo operativo e reputazionale in corso sta cagionando l’allontanamento non solo di quelle produzioni, italiane ed estere, che non vedono ancora liquidate le competenze ormai da tempo dovute – conclude Confartigianato o – ma anche di quelle, e non sono poche, che stavano progettando di produrre nel nostro territorio».

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