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L’acciaieria ex Ilva confinante col rione Tamburi

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I passaggi più delicati sono quelli di Francesca Racioppi e Marco Martuzzi. La direttrice del Centro europeo per l’Ambiente e la Salute dell’Organizzazione mondiale della Sanità e l’attuale direttore del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, ex dirigente Oms, snocciolano alcuni numeri: 270 morti premature, ma con una stima che può arrivare a 430, evitabili e imputabili all’inquinamento prodotto dall’ex Ilva di Taranto nel decennio che precede l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) del 2010, dai 50 agli 80 se fossero invece state applicate le prescrizioni previste dall’Aia 2015 nei decenni successivi.

A questo, il rapporto Oms coordinato dai due studiosi e commissionato nel 2019 dalla Regione Puglia, sull’impatto della produzione dell’acciaieria sulla popolazione, aggiunge i costi sanitari: 85 milioni di euro l’anno per la situazione pre-Aia 2010, che passerebbe a 53 milioni di euro per lo scenario produttivo intermedio dell’Aia 2012 e rimarrebbe comunque a 15 milioni di euro l’anno se fossero applicate le prescrizioni post-Aia 2012. Le stime di impatto per lo scenario produttivo intermedio rappresentato da quest’ultima autorizzazione sono più alte del 255 per cento rispetto ai risultati post-Aia (2015), ma inferiori del 37 percento rispetto ai valori pre-Aia (2010).

Diventa così uno strumento importante messo a disposizione dalla massima autorità internazionale in tema di salute pubblica nel momento in cui il ministero della Sanità deve rispondere a quello della Transizione ecologica sui parametri utilizzati per la Valutazione del danno sanitario formulata da Arpa e Aress Puglia, assieme all’Asl.

Durante la presentazione, definita preliminare, del lavoro intitolato Healt impact – Assessment of the steel plant activities in Taranto (Impatto sulla salute – Incidenza delle attività di produzione dell’acciaio dello stabilimento di Taranto), la questione della discussione in seno ai ministeri è stata solo sfiorata. Ma è questo uno dei punti cruciali su cui potrà incidere il lavoro dell’Organizzazione mondiale della Sanità condiviso ieri mattina in una conferenza stampa (online) dalla Regione, pronto nella sua versione inglese da giugno scorso, che il Quotidiano del Sud ha svelato giacere negli uffici dell’ente.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il governatore Michele Emiliano, il presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto, Cosimo Nume, polemico per aver ricevuto lo studio solo giovedì sera, e Pasqualino Rossi, direttore dell’ufficio Prevenzione del rischio chimico, fisico e biologico e promozione della salute ambientale, tutela salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del ministero della Salute.

Ed è proprio nelle mani del dicastero condotto da Roberto Speranza il nodo fondamentale di questi giorni su cui lo studio dell’Oms può giocare un ruolo importante. Il Mite ha chiesto di rispondere in merito alle osservazioni mosse dallo studio Melete commissionato dall’azienda che metterebbero in discussione alcuni parametri utilizzati da Apra, Aress e Asl per la Vds, documento su cui si basa il riesame dell’Aia richiesto dall’ex sindaco Rinaldo Melucci.

Ma proprio quei parametri sono invece condivisi appieno dall’Oms, come hanno confermato Racioppi e Martuzzi, che hanno richiamato la Vds e lo studio Sentieri. «L’impatto degli impianti è stato considerevole – hanno precisato – ma non del tutto caratterizzato, perché mentre le emissioni dirette nell’aria sono relativamente ben monitorate, si sa meno di altre vie di esposizione, come l’inquinamento di suolo e acqua. Le stime di questo rapporto – hanno concluso i due rappresentanti Oms – sono pienamente in linea con le valutazioni della Regione Puglia».

I due ricercatori hanno anche sottolineato come i dati sull’impatto economico sono riferibili alla fascia di età sopra i 30 anni, della quale i maschi rappresentano il 59 per cento della mortalità totale.
«Mancano dei tasselli del puzzle – ha precisato Racioppi – soprattutto sugli effetti sui bambini, o come la gestione dei rifiuti e dell’ambiente urbano, che nella valutazione strategica possono essere importanti per le politiche di promozione della salute».

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