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L'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano

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Tredici anni sono tanti e pesano come un macigno. Pesano sulla persona che si li è visti arrivare addosso in modo del tutto inatteso, ma sono indigesti soprattutto ad una storia celebrata in tutta Italia e nel mondo come modello di accoglienza e di recupero vitale di un paese dell’entroterra calabrese.

È innegabile che le sentenze vanno studiate e rispettate ma è anche legittimo che si possano commentare se sono così abnormi. Non sono un esperto di giustizia ma non credo serva avere strumenti giuridici particolari per notare che 13 anni in Italia si danno, o si dovrebbero dare, per reati pesantissimi.

Possibile che il cumulo dei reati commessi da Mimmo Lucano possa arrivare ad una pena simile a chi spaccia droga con associazione a delinquere o che mette in essere altre pericolose nefandezze contro persone e comunità?  

Chi commette reati pesanti ad alto tasso di criminalità più o meno organizzata, compie azioni che spesso danneggiano o condizionano fortemente gli equilibri sociali fino a mettere in un angolo le economie sane su cui sta puntando quella Calabria bella, pulita ed autentica che sto apprezzando negli ultimi anni.

L’agire di Mimmo Lucano, anche fosse stato ai margini della legalità o avesse commesso gravi errori amministrativi per ingenuità ed ansia di superare alcuni ostacoli burocratici, come ricorda oggi in un ottimo articolo Tonino Perna, ha per caso creato nella sua Riace un clima di oppressione mafiosa e di forte condizionamento sociale?

Possibile che tutti quelli che hanno conosciuto direttamente quell’esperienza si siano fatti foderare gli occhi da un personaggio talmente scaltro capace di ingannare movimenti, partiti, leader politici nazionali, associazioni contro la mafia, movimenti e centinaia di migliaia di cittadini?

Può una sentenza ribaltare la storia di tante persone che hanno creduto e praticato un mondo diverso possibile? Da una parte una Riace in mano ad un criminale senza scrupoli e dall’altra l’eroe di un modello di solidarietà esportabile in tutto il mondo.

Come possono convivere due narrazioni diametralmente opposte? La realtà si può presentare così schizofrenica?

Certo un processo si basa su atti investigativi lunghi e meticolosi, testimonianze, interrogatori, ecc. ma commisurare una pena così aspra che appare durissima già solo ad immaginarla, vuol dire non aver accettato nulla dei processi umanitari e solidali attivati da quell’esperienza. Fino a prova contraria e sempre nel rispetto degli atti giudiziari, non mi risulta una Riace oppressa dall’agire criminale di Mimmo Lucano.

Da anni nutro molta speranza verso la Calabria e lo faccio osservando il lavoro straordinario delle nostre associazioni Federtrek che promuovo la cultura del camminare mettendo in rete quei territori sani che hanno molto da insegnare a tutto il Paese.

Come sani sono i tanti giovani, alcuni conosciuti in un commovente incontro on line organizzato da preparate ed appassionate professoresse del liceo classico di Lametia Terme. Questa Calabria bella piena di sogni ed utopie ha bisogno di essere aiutata a togliersi di dosso la cappa del potere mafioso e su questo la magistratura sta facendo un ottimo lavoro.

Dare una mazzata, per fortuna non definitiva perché ci sono altri gradi di giudizio, così forte ad una persona e ad una storia così importanti vuol dire ridare fiato, indirettamente, alla peggior propaganda anti-solidale e nemica dell’accoglienza che rialzerà la testa e con fare coatto e a petto in fuori urlare: non ci provate più altrimenti vedete che fine fate?

Il 3 e 4 ottobre la Calabria andrà al voto con questa ferita aperta e io mi auguro che Mimmo Lucano possa fare il pieno dei voti al di là dei conti che dovrà pagare o meno con la giustizia o del fatto che non sarà eleggibile.

Il 10 ottobre in tutta Italia si tiene la Giornata del Camminare e sicuramente anche in Calabria si camminerà per far conoscere lentamente una terra meravigliosa che ha tanta voglia di rinascere.

Sarebbe bello se anche in questa giornata che esalta la solidarietà collettiva e la conoscenza amorosa dei territori, si potesse riflettere laicamente e serenamente su Riace e la sua storia, per non far perdere ad una Regione che ha tanto bisogno di riscatto morale e civile una delle sue esperienze più belle.

Perché, come ha ricordato Vito Teti in un suo bellissimo e commovente post su Facebook, “Sarà dura, difficile, forse lunga, questa vicenda ombrosa, in una terra di sole e di cielo, ma quanti oggi resistono, come fa Mimmo, anche se sconfitti in questi tempi bui, saranno ricordati come coloro che hanno partecipato alla fondazione del mondo abitabile e giusto di domani”.

*Presidente nazionale Federtrek, autore del libro Appennino Atto d’Amore

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