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Rocco Leone

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Gentile assessore Leone,
il suo entusiasmo per la notizia dell’arrivo di più di 11 mila dosi di vaccino è commovente come lo è il suo tentativo di intravedere un barlume di normalità nel tunnel che lei percorre ogni giorno.

Meno commovente è però la sua tenera ingenuità sulla parola d’ordine che dovrebbe invece affiancare la velocità e cioè priorità. Vede, assessore, a scriverle questa volta non è la giornalista che osserva e racconta questa regione ormai da 23 anni ma la cittadina che porta con se’, in un cammino quotidiano, il fatto di essere cardiopatica, diabetica e affetta da sclerosi multipla. Lo so, i dati sensibili sono sacri ma lo è al tempo stesso la sensibilità di chi, più di me, affronta le difficoltà di percorrere una scala, di tenere in mano la cornetta di un telefono o più semplicemente di dover portare con sé la penna per l’insulina. Dove sono queste e le altre priorità, in quale piolo della sua scala di emergenze finiscono? Spero non nel termine generico di “categorie fragili” che tanto piace a chi cerca un titolo a tutti i costi. Ancora oggi tutti noi aspettiamo di capire quando il vaccino toccherà anche a noi.

Perchè vede, assessore, il valore del tempo noi lo conosciamo bene: è quello che si trascorre soli mentre si fa una risonanza magnetica o quando si attende un prelievo; è lo stesso che trascorre chi non può più muoversi e guarda il mondo che va avanti, ma anche chi vorrebbe risposte e ancora non le trova.
Il piano dei vaccini richiede un respiro ampio, come quello che vorrebbero tirare le persone come me e quelle meno fortunate di me, che affrontano patologie come queste e molte altre, con conseguenze ancora più gravi. Quando, è l’avverbio che adesso vorremmo sentirle pronunciare perché vivere con una malattia che ti accompagnerà per sempre, caro assessore, vuol dire prendersene cura, impegnarsi a non farla peggiorare,osservarla ogni minuto e evitare che si arrenda e ti lasci le conseguenze peggiori. Senza perdere tempo.

Ecco perché una categoria come questa, se vogliamo restare nella sterile classificazione, è molto più che fragile; è forte, invincibile perché chiamata a prove quotidiane. Non ci chiami più così e soprattutto ora che lei sostiene di vedere la luce in fondo al tunnel, quella luce la mostri anche a chi, per evitare il pericolo del contagio aggiunge solitudine e isolamento a quello che impongono molte malattie. Lo faccia con date e modalità precise, avviando quella fase di prenotazione che per noi è ancora fantascientifica e nel suo tunnel non si intravede nemmeno.

Essere medico vuol dire comprendere innanzitutto questi aspetti, leggere questi stati d’animo e farsene interprete, lasciando a chi fa altre professioni la ribalta delle tv, delle conferenze stampa e delle riprese sul lettino del cardiologo. Caro assessore, diventi la voce di uomini e donne come me e aggiunga altra forza a quella che dobbiamo mostrare ogni giorno.

Questa la risposta dell’assessore Leone

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