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Donato Pessolano

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Il segretario regionale di Azione Donato Pessolano mette un freno alle fughe in avanti in vista delle Regionali 2024 in Basilicata e rilancia la necessità di una “offerta politica che sia credibile”

ELEZIONI REGIONALI 2024 IN BASILICATA, PESSOLANO PUNTA SULLE IDEE

POTENZA – I calendiani lucani sono pronti a discutere delle elezioni regionali della primavera del 2024 con Pd e Movimento 5 stelle, come pure con un centrodestra che «superi l’attuale compagine di governo». E sono pronti a rinunciare per primi «a qualcosa di sé». Ma non certo all’ex governatore Marcello Pittella, che almeno per ora resta una risorsa «preziosa» per provare a vincere le prossime sfide elettorali. Regionali, e «non solo».

Punta a spostare l’attenzione dai nomi alle idee il segretario regionale di Azione, Donato Pessolano. Dopo giorni di discussioni, più o meno sotto traccia, e le prime manovre di posizionamento in vista dell’appuntamento col voto dell’anno prossimo.

Segretario Pessolano, neanche il tempo di digerire il risultato delle elezioni amministrative ed è già iniziato il totonomi sulle candidature alle prossime elezioni regionali 2024. Lei se ne tiene lontano?

«Se è vero che i nomi sono conseguenza delle cose, allora è altrettanto vero che senza le idee è difficile mettere in campo le “cose” della politica. A meno di un anno dalle elezioni regionali si rincorrono voci, suggestioni, ipotesi e molteplici scenari su candidati e profili per la futura leadership della Regione Basilicata. Un’attività divertente, da bar sport si sarebbe detto un tempo, che nulla ha a che fare con la politica ma, per fortuna, in politica c’è anche la politica. E allora, prima ancora di giocare a “nomi, cose, città” ed individuare geografie d’origine e appartenenza, sarebbe opportuno individuare una storia credibile da poter offrire ai lucani e nella quale potersi riconoscere».

Quale messaggio politico, segretario Pessolano pensa sia emerso dal voto delle comunali di metà maggio, rispetto all’appuntamento con le elezioni regionali 2024?

«Le ultime elezioni amministrative, non solo in Basilicata, hanno chiaramente ribadito un concetto, e cioè che quando i candidati rappresentano rinnovamento e modernità le elezioni si vincono. D’altronde la politica che non si connette sentimentalmente con il paese reale, e si rifugia in nostalgie rassicuranti ma miopi, è destinata fallire e a sommare continuamente sconfitte su sconfitte. Non che la vittoria a tutti costi sia il principale obiettivo di chi scende in campo, ma far vincere un progetto di governo, serio e responsabile, resta sempre la ragione per cui donne e uomini mettono a disposizione delle istituzioni le proprie intelligenze e credibilità. Possamai e Italia, sindaci eletti a Vicenza, il primo, e a Siracusa, il secondo, hanno messo avanti al nome i progetti, le “cose”, con i quali hanno intrecciato positivamente il consenso popolare fino ad incarnarne la precisa volontà».

Ha in mente qualcuno dei neo-sindaci lucani che è riuscito a incarnare meglio di altri questo rinnovamento e questa modernità vincente?

«Ce ne sono diversi, anche tra quelli già in carica. Tra i nuovi ho trovato interessante il lavoro e la proposta politica di Antonio Carretta, sindaco di Lavello, e Viviana Cervellino, sindaca di Genzano».

Quindi pensa che sia questa la formula da riproporre anche per le elezioni regionali?

«Pensando alle prossime elezioni regionali della Basilicata, non possiamo non considerare l’opinione pubblica lucana come lontana da questo scenario e avulsa da questa dinamica. Rinnovamento, innovazione, credibilità e coraggio, dunque. Il coraggio di chi sceglie prima di altri di percorrere sentieri nuovi, anche al costo della solitudine. Ma è esattamente su questo terreno che si gioca la validità di una leadership e di una visione e non nel facile consenso delle posizioni di comodo. Chi si professa riformista, chi pratica riformismo, sa che è solo questo lo spazio di azione che va abitato per determinare cambiamenti di sostanza e non di apparenza.
Lo stesso vale per chi, moderato, liberale o democratico appartiene a storie e culture politiche che hanno fatto grande questa regione e ora sente il dovere di mettersi a lavoro, in prima persona, per cambiare il governo di questa Basilicata. Insomma, il tempo dell’azione è adesso, l’ora in cui bisogna dare una forma alle nuove “cose” è questo. Certo, serve il coraggio di chi sa che per fare un passo in avanti bisogna perdere l’equilibrio, ma se davvero vogliamo dare un senso alle nostre storie, personali e politiche, è in avanti che dobbiamo guardare e non più in dietro. Se servirà anche rinunciando a qualcosa di sé: che siano nomi, cose o città non conta. Quello che conta davvero è il destino della Basilicata».

«Rinunciare a qualcosa di sé» per Azione Basilicata cosa significherebbe? Sta dicendo al due volte consigliere regionale e già governatore Marcello Pittella che è il momento di farsi da parte?

«Assolutamente no. Pittella è una risorsa per il partito e per la Basilicata, sarebbe imperdonabile farne a meno. Ha dimostrato di avere ancora un forte radicamento nel territorio e di godere di un consenso che va ben oltre il nostro partito. La sua esperienza politica sarà preziosa per affrontare e vincere le prossime elezioni, non solo regionali. La sua intelligenza politica servirà ancora a lungo alla Basilicata».

Anche il coordinatore regionale del Movimento 5 stelle, Arnaldo Lomuti, ha parlato di credibilità dell’offerta politica da sottoporre ai lucani. Su che basi pensa che Azione potrebbe trovarsi a scrivere una «storia credibile» con i 5stelle e il Pd?

«Le basi devono essere chiare: un programma riformista che guardi allo sviluppo della Basilicata. I veti e la politica dei “no” non servono a nessuno, soprattutto ai lucani. Nei prossimi anni la nostra regione sarà chiamata a compiere scelte strategiche che ne determineranno il futuro, dall’energia alla sanità, e se non avremo il coraggio di fare i giusti passi, anche assumendo decisioni impopolari, a pagarne le conseguenze non saranno solo i partiti ma soprattutto i cittadini. Su queste basi cercheremo un dialogo con tutti, ma non a tutti i costi».

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Lomuti ha parlato anche di alleanze necessarie per battere il centrodestra, lei invece resta convinto che possa avere senso anche una corsa in solitudine di Azione?

«Il senatore Lomuti dice una cosa ovvia, questa legge elettorale impone alleanze larghe ma programmi condivisi. Come le dicevo, se ci saranno le condizioni apriremo il tavolo a tutti. Per me è e resta centrale il primato della politica».

Alle elezioni europee Azione dovrebbe presentarsi assieme ai renziani di Italia viva. È possibile che invece alle regionali, che potrebbero svolgersi in contemporanea, le due anime del fu terzo polo vadano divise?

«Mi sembra un po’ prematuro prefigurare scelte e indirizzi politici. Con Iv, così come con le altre forze liberali e riformiste, abbiamo agende comuni di lavoro e temi sui quali siamo in perfetta sintonia. Perché escludere già una collaborazione per le prossime regionali? Sarebbe un errore clamoroso».

Un’alleanza di Azione col centrodestra la considera impossibile?

«Considero possibile un’alleanza per il bene della Basilicata, che superi l’attuale compagine di governo. All’interno del centrodestra ci sono persone con cui mi trovo già a dialogare positivamente. Forse dobbiamo iniziare a rivedere le categorie con le quali abbiamo letto fino ad ora le dinamiche della politica lucana, il mondo è cambiato. Noi ragioneremo con chi condividerà una visione ed un programma chiaro. Ma questo discorso non vale solo per il centrodestra».

Che giudizio dà dell’amministrazione guidata dal governatore Vito Bardi?

«L’ho detto più volte, il mio giudizio è del tutto negativo. Al netto delle fasi difficili vissute dalla Basilicata, Covid in primis, non abbiamo visto quella rivoluzione del cambiamento che era stata annunciata. La sanità in Basilicata non gode certo di buona salute, sull’automotive non è stata presa alcuna iniziativa, così come sugli altri settori strategici di sviluppo della regione. Molta propaganda, non sempre riuscita, ma pochissimi fatti. I soli bonus, seppur meritevoli, non bastano. In questi anni, anche prima di avere una rappresentanza in Consiglio regionale, abbiamo cercato un dialogo con Bardi, per presentargli proposte e azioni, ma non c’è stato alcun ascolto da parte sua».

Donato Pessolano che profilo si auspica che possa avere il governatore che uscirà dalle elezioni regionali 2024?

«Riformista, competente, orgogliosamente lucano. I nomi non mi appassionano, alla Basilicata servono solo buone idee e programmi concretissimi».

Ha già immaginato anche un profilo ideale per il prossimo sindaco di Potenza?

«Lo abbiamo detto nel nostro congresso cittadino che ha eletto Donatella Cutro a segretaria, a Potenza serve un sindaco, uomo o donna che sia, che possa finalmente alzare il livello qualitativo dell’azione amministrativa. Veniamo da anni in cui Potenza ha completamente smarrito la sua identità e non è stata più artefice del proprio destino. I cittadini, giustamente, ci chiedono una città efficiente ed un sindaco competente. Gli scontri ideologici, come quelli dell’ultima tornata elettorale, non hanno più senso».

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