X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto replica al presidente dell’ordine dei medici di Cosenza Eugenio Corcioni sui medici cubani: «Da lui parole razziste»

COSENZA – Corcioni ancora contro i medici cubani, Occhiuto che lo accusa di razzismo e infine la replica-attacco al presidente. Tutto questo in ventiquattro ore scarse. Sui medici cubani Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Cosenza, non ha mai seppellito l’ascia di guerra. Da oltre un anno mantiene la stessa posizione. I dottori in servizio in Calabria non sono stati valutati sul campo ma solo sui titoli di studio. Non sarebbero preparati a gestire la sanità italiana.

LEGGI ANCHE: A chi non piacciono i medici cubani?

E la guerra con il commissario/presidente Occhiuto già una volta ha superato i livelli di guardia. Stavolta in maniera pesante. Complici le dichiarazioni di Corcioni secondo il quale «I medici cubani curano le fratture degli arti con le mani, come facevano i primitivi. Questo perché nessuno di loro ha la laurea».
«Affermazioni davvero gravi, che trasudano razzismo, sui medici cubani in servizio in Calabria», tuona il presidente e commissario ad acta Roberto Occhiuto. Sul concetto ci ritorna un’altra volta, parlando apertamente di «polemiche razziste».

MEDICI CUBANI, OCCHIUTO REPLICA A CORCIONI: «PAROLE RAZZISTE»

«I medici cubani sono apprezzati da tutti i loro colleghi, con i quali lavorano in profitto da diversi mesi. E soprattutto sono apprezzati dai pazienti calabresi, così come è documentato in centinaia di inchieste giornalistiche nell’ultimo anno. Quelle di oggi, quindi, sono polemiche razziste che non mi interessano.
Questi medici non solo hanno una laurea valida ma, in molti casi, hanno anche due specializzazioni e i loro titoli ci sono stati trasmessi attraverso l’ambasciata. Quello che mi è sempre stato a cuore realmente è che questi medici salvassero vite. E ne hanno salvate tante, uomini, donne e anche bambini. Ma anche una sola vita salvata, come ho sempre detto, vale più di mille polemiche».

La valutazione dei titoli passa dall’ambasciata italiana a Cuba, poi i curriculum vengono valutati da una commissione regionale. Non è la prima volta che l’affare Cuba-Calabria viene messo così alla berlina. Il caso più eclatante fu la richiesta del governo degli Stati Uniti al ministero della Salute italiano. Volevano capire i dettagli dell’accordo, preoccupati di un possibile finanziamento al governo cubano. Roba da secolo scorso.

In serata è arrivata la replica di Corcioni che parla di «affermazioni distorte». Nella replica non contesta mai la parola «primitivi» ma solo il passaggio sull’assenza di una laurea.
Il senso è sempre lo stesso: i dottori sono stati valutati in maniera burocratica, senza tirocini o prove sul campo prima di essere inseriti nei contesti sanitari regionali. Indirettamente contesta la deroga sul riconoscimento dei titoli ai medici extra Ue e risponde ancora una volta al presidente della Regione. «Attacchi violenti alla mia persona, dai toni, talvolta, arroganti e calunniosi, figli di questa triste politica contemporanea, che individua nemici inesistenti per aggirare i problemi anziché affrontarli, inventando contrapposizioni laddove, al contrario, ci sarebbe assoluta necessità di lavorare insieme, ascoltandosi e collaborando».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE