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Tra polemiche e commozione ma con l’assenza dei familiari e dei superstiti si è a Cutro il ricordo delle 94 vittime della strage di migranti avvenuta esattamente un anno fa


CUTRO – Un ragazzo avvolto in una coperta termica color oro che tende le mani mentre viene inghiottito dal mare. E accanto i reperti della tragedia: resti del barcone affondato, scarpette, giubbottini. È l’opera realizzata dall’artista vibonese Antonio La Gamba, inaugurata in piazza Di Bona a un anno dal naufragio in cui morirono 94 migranti.

C’erano le massime autorità provinciali, civili e militari, ma non i familiari e i parenti delle vittime alla cerimonia per la scopertura della vetrina contenente l’opera, dal titolo “Per non dimenticare”, donata dalla Regione al Comune. Un’iniziativa preceduta da polemiche sui rinfreschi previsti nel programma originario della Regione ed eliminati all’ultimo momento per evitare cadute di stile.

CUTRO, IL RICORDO ISTITUZIONALE DELLA STRAGE DEI MIGRANTI

Parlando dal sagrato della chiesa, tra schieramenti di volontari di Croce Rossa, Prociv-Arci e Misericordia, il presidente Roberto Occhiuto ha voluto sottolineare che «La Calabria è solidale con quelli che scappano da fame e guerra, ha accolto tanti migranti non solo in questa provincia. Io sono molto orgoglioso di governare una regione – ha detto ancora – che ha sindaci e comunità che hanno avuto grande solidarietà verso chi ha bisogno». Occhiuto è intervenuto sul tema sollevato dai sopravvissuti e dai parenti dei migranti morti, che hanno accusato le istituzioni per la promessa mancata di essere riuniti con i propri congiunti ancora nei campi profughi.

OCCHIUTO E LA DISPONIBILITÀ AD INCONTRARE I PARENTI DELLE VITTIME

Premettendo che non si tratta di una sua competenza, Occhiuto si è detto disponibile a incontrarli: «per capire se effettivamente c’è un problema o soltanto un equivoco». A margine delle iniziative organizzate dalla Regione a Cutro ad un anno dalla tragedia, Occhiuto ha riportato le informazioni raccolte dal ministero dell’Interno: «Mi dicono che tutti quelli che hanno chiesto il ricongiungimento lo hanno avuto.
C’è il problema di quelli che sono andati in Germania da quanto mi risulta perché non hanno il passaporto e quindi non possono venire in Italia. Mi risulta poi che ci sono 16 superstiti. A 5 è stato riconosciuto lo status di protezione speciale. Ad altri 11 lo status di rifugiato che darebbe luogo al ricongiungimento. Secondo le informazioni del ministero che ha raccolto i dati dalle prefetture, ma sono latore di ciò che mi hanno detto, 11 non avrebbero fatto domanda e solo 1 di questi 11 avrebbe dato all’avvocato le carte per fare domanda».

Occhiuto ha detto, sempre a margine, che erano stati fatti inviti pubblici ai superstiti, che però non c’erano alla manifestazione, così come non c’erano i pescatori di Steccato, che recuperarono decine di corpi in mare. Nel suo intervento ufficiale, Occhiuto ha speso parole per i migranti. «Vivere in un Paese dove non c’è la fame e non c’è la guerra è una fortuna e non legittima nessuno ad essere inospitale. Anche io scapperei dalla guerra e dalla fame se a casa mia ci fossero guerra e fame. Tutto questo però non deve indurre che nulla si debba fare per arginare i flussi migratori» e il «modo migliore» di farlo è con «investimenti nei Paesi dove c’è fame e guerra affinché chi vive in quei Paesi possa decidere di costruire il loro futuro in quei Paesi e non in Europa».

IL RICORDO DI YASSINE LAFRAM E L’ORAZIONE “IL CANTO DEL LEGNO”

Il presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia, Yassine Lafram, ha poi pronunciato una preghiera annunciando che il prossimo 10 marzo ci sarà un’altra commemorazione nel cimitero musulmano di Bologna, dove sono sepolte undici vittime del naufragio (sei, invece, quelle ancora senza un nome tumulate a Cutro).

La commemorazione è poi proseguita nella chiesa delle Monachelle, dove il Progetto Metamorfosi ha messo in scena l’Orazione, il “Canto del legno” di Nicola Piovani, con testo di Paolo Rumiz, eseguito con strumenti realizzati con resti di barconi affondati a Lampedusa. Tante le analogie con la tragedia di Cutro, specie quando la voce narrante del senegalese Ba Mohammed ha evocato i “mercanti di uomini” che abbandonano la barca che “vibra di paura”.

Fondazione Casa dello Spirito sostiene il progetto nell’ambito del quale l’artista Luigi Camarilla ha donato l’opera “Memorandum” a Cutro. Tre testimoni di legno, tre pilastrini, reliquie del barcone affondato, conservano nella memoria collettiva la tragedia materializzatasi in una gelida alba di un anno fa.

IL RICORDO DELLA STRAGE DEI MIGRANTI E DELL’ACCOGLIENZA NELLE PAROLE DEL SINDACO DI CUTRO

Ha poi preso la parola il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, che, anche se non ha mai citato la segretaria del Pd Elly Schlein, sembrava replicarle indirettamente. Ceraso ha sottolineato che «il ministro Piantedosi e la parlamentare Pd Boldrini hanno ricordato i migranti morti deponendo corone di fiori senza tanti clamori». Ceraso ha accolto Piantedosi e Boldrini, ma non c’era l’altro giorno sulla spiaggia di Steccato quando la leader dem ha deposto fiori sulla spiaggia di Steccato. Schlein, partecipando al corteo di Crotone, ha poi mosso accuse contro il Governo denunciando che da un anno le sue domande sulle responsabilità della strage sono senza risposte. Ceraso non c’era neanche alla commemorazione all’alba con alcuni superstiti e familiari delle vittime e i pescatori che intervennero in quella tragica alba ma non riuscirono a salvare nessuno perché in mare c’erano soltanto morti.

L’UNICO PASSAGGIO POLITICO DEL SINDACO CERASO

Un solo passaggio “politico” nel discorso di Ceraso, quando ha detto: «chi è senza peccato scagli la prima pietra», con riferimento al fatto che «la questione dell’immigrazione è stata di difficile risoluzione per tutti i governi che si sono succeduti». Ma una cosa il sindaco vuole sottolinearla: «Cutro è una città solidale, che sa accogliere e sa soffrire. Qui l’accoglienza non si limita a dare coperte e cibo, per noi fare accoglienza è integrazione e scambi culturali». Ceraso si è detto onorato di essere il sindaco di questa Cutro. Una Cutro in cui pure «insistono fenomeni ‘ndranghetistici e disagio sociale» ma che è soprattutto una città accogliente perché molti cutresi «sanno cosa significa lasciare la propria terra perché hanno dovuto emigrare con la classica valigia di cartone».

Infine, proiettato, nella sala consiliare, il video-racconto di Motjaba Rezapourmoghaddam, uno dei sopravvissuti, mentre dinanzi al Municipio erano esposte maglie con i nomi dei migranti che si erano messi in viaggio sulla barca da pesca turca disintegratasi sulla spiaggia di Steccato.

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