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Il viadotto Sila Mare, il ponte crollato a Longobucco

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LA RESTANZA della Calabria è una parola di futuro che ha dietro una visione e un progetto economico: è l’idea, firmata dal professor Vito Teti, che le aree interne possano essere rivitalizzate da chi resta e da chi si impegna, da chi punta e spera in progetti imprenditoriali, culturali (ne ha parlato al Quotidiano in questa intervista). Cominciamo dalle strade allora, per dire che non bastano le parole, ma servono soprattutto fatti, per avere l’essenziale, non la luna. Fatti, per riavere cose antiche come le vie di comunicazione, specie quelle interne.

LA CALABRIA DA SAN NICOLA AI DUE MARI

San Nicola da Crissa, amato paese dell’antropologo, si trova fra Serra San Bruno, Pizzo e Tropea, ovvero in un triangolo magico della nostra regione, a mezz’ora dall’aeroporto di Lamezia. C’è pure una via interna che lo collega alla costa ionica catanzarese di Soverato, passando per un luogo di incanti come il convento ristrutturato e riabitato di Santa Maria della Pietà.

Ma la restanza a San Nicola, come in altri piccoli gioielli della Calabria, è resa ancor più un’impresa del cuore dalla viabilità interna, la cui qualità, valore scontato in altre parti d’Italia (citiamo la Puglia per non andare troppo lontano) è pessima. Il caso più clamoroso, quest’estate, la minacciata chiusura della Jonio-Tirreno, strada peraltro molto pericolosa, che collega Rosarno a Gioiosa, la Piana alla Locride. Sorvolando sulla vituperata Statale 106 – ormai argomento di rilievo nazionale, su cui il governo e la Regione si sono impegnati – altre annose emergenze incombono, soprattutto nelle aree interne.

CHIUSA DA QUATTRO ANNI

Torniamo, quindi, ai piccoli paesi e alla Restanza in Calabria di Vito Teti. C’è la strada provinciale ex Ss 110, chiusa dal 2019, che collega San Nicola da Crissa all’autostrada. Prendere l’A2 per risalire fino a Serra San Bruno e poi ridiscendere, per un turista ignaro, potrebbe essere una vera e propria odissea, specie se il navigatore non ti segnala una delle tante svolte da fare. Provare per credere, per rendersi conto in che condizioni sia la strada (interruzione a parte!) a cominciare dal bivio Angitola. Ma in molti continuano a perdersi, perché da Sud alcuni navigatori indicano una strada bloccata dalla frana, che chilometro dopo chilometro si fa pericolosa, specialmente in caso di pioggia. Si finisce per fare un tratto a marcia indietro.

DIVISI DAL SAVUTO

Tra Cleto e Nocera Terinese, altri due meravigliosi borghi della restanza in Calabria che si affacciano sul Tirreno dalle opposte sponde del fiume Savuto, c’era un ponte: crollò nel 2006 ed ancora è in fase di ricostruzione… È un’area di ottimi vitigni, di un pregiato olio d’oliva e della cipolla rossa di Tropea, massicciamente prodotta a Nocera e Campora San Giovanni. Giusto per spiegare quanto servirebbe quel ponte agli imprenditori della zona e ai cittadini. Intanto i due paesi si guardano a vista, ma sono lontanissimi.

IL REVENTINO E IL CASO SANITÀ

A Soveria Mannelli – paese dell’editore Rubbettino, dell’azienda Sirianni, che esporta in tutto il mondo attrezzature di supporto alla scuola, e del lanificio Leo – come negli altri comuni del Reventino e del Savuto, la mancanza di una strada adeguata è davvero un problema di qualità della vita: gli abitanti la chiamano «la strada che non c’è». Ufficialmente sarebbe la superstrada del Medio Savuto, che dovrebbe agevolare il collegamento tra Cosenza e Catanzaro, servendo tutti quei paesi montani della zona, oggi difficilmente raggiungibili per via di tortuose e malandate strade interne. È un’infrastruttura ritenuta «assolutamente necessaria»: ma da anni, nonostante i progetti esecutivi, l’inizio lavori e i buoni propositi di politici, e varie cerimonie per la prima pietra, è una strada che continua a non esserci dal 1988, anche se in certi punti del percorso verso Lamezia si nota la presenza di svincoli. Solo un primo tratto è stato inaugurato, quello che unisce Soveria alla stazione di Serrastretta. La superstrada risolverebbe molti problemi ai paesi del versante cosentino che di quello catanzarese. La strada permetterebbe ai catanzaresi di andare a Cosenza senza passare per Lamezia, e viceversa. Non solo: questa incompiuta pesa anche sui cittadini che hanno bisogno di cure, visto il progressivo svuotamento degli ospedali dei paesi interni: come quello di Soveria Mannelli, dove è stato chiuso il Pronto Soccorso.

QUEL PONTE CROLLATO IN DIRETTA VIDEO

A Longobucco paese della seta e dei Giganti della Sila, hanno atteso un ponte per diversi lustri. Inaugurato nel 2016 sulla statale 177, è crollato nel maggio scorso (GUARDA IL VIDEO), e solo un provvidenziale blocco del traffico ordinato da un funzionario ha evitato una strage (LEGGI LA NOTIZIA). I filmati girati dagli abitanti hanno fatto il giro del mondo. Ora i “restanti” del comune hanno ragione a temere l’isolamento.

LA TRASVERSALE REGGINA SULLA CARTA

Spostandoci nel reggino, annotiamo un’altra incompiuta, che dovrebbe collegare Jonio e Tirreno, vale a dire Bovalino e Bagnara, servendo i circa 40 comuni dell’entroterra. Si tratta di una strada nuova in sostituzione del vecchio e lungo percorso SS 112, ormai da tempo non più transitabile. I lavori per questa opera strategica sono iniziati illo tempore, ma mai conclusi. Pietro Sergi, consigliere di opposizione a Careri, denuncia: «Hanno solo tagliato un canneto». E denuncia di aver segnalato una frana nel 2019 dopo il ponte di Ancone. «C’è ancora il nastro rosso».

CONSOLIAMOCI CON LA A2? NO

E concludiamo la rassegna della Calabria interrotta trasferendoci in autostrada. Un tempo definita «il corpo del reato più lungo d’Italia», la ex Salerno-Reggio Calabria ha oggi un’apparenza dignitosa. Peggiora molto sul tratto autostradale «più pericoloso d’Italia», che va dallo svincolo di Falerna a Cosenza nei due sensi, fiancheggiando il fiume Savuto. Un tratto per la verità molto panoramico, se si potesse percorrere con mezzi alternativi all’automobile. Chiamarla autostrada è un azzardo, di sicuro è un tratto che non rispetta i canoni europei.

IL PONTE, L’ALTA VELOCITÀ E NOI

Sacrosanto che sia partito un dibattito sull’Alta Velocità, legittimo che Governo e Giunta Regionale siano favorevoli al Ponte sullo Stretto. Ma qualunque decisione deve passare anche dall’esame delle condizioni attuali, dei tempi biblici dei lavori pubblici che continuano ad essere un affare privato, e non è solo colpa della politica. Perfino gli antichi romani non trascurarono la viabilità della nostra regione: il ponte di Annibale, ancora intatto sul fiume Savuto, ne è la prova.

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