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Il distributore dove è stato ucciso Massimo Lo Prete

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GIOIA TAURO (RC) – Quello che sembra certo è che le carte dell’inchiesta sull’omicidio di Massimo Lo Prete, il 49 enne trucidato nella sua Fiat Panda sera di venerdì scorso, passeranno presto dalla Procura di Palmi alla Dda di Reggio Calabria. Conferme in tal senso arrivano dagli inquirenti.

E questo è un segnale che potrebbe collegare retroscena a contesti mafiosi della cittadina della Piana. L’inchiesta lampo dei Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro e del Comando Provinciale è stata fulminea e ha portato nell’arco di poco meno di dodici ore al fermo di un incensurato di Gioia Tauro, tale Giuseppe Mazzaferro di 38 anni, un portuale che per gli inquirenti è stato colui che ha impugnato la pistola e ha fatto fuoco contro Lo Prete.

I carabinieri hanno raccolto elementi sulle sue responsabilità che dicono essere granitici. In pratica dall’esame delle telecamere della zona e non solo da esse, le prove a carico di Mazzaferro sarebbero certe. Tanto che la mattina dopo i militari dell’Arma lo hanno prelevato a casa e portato in caserma a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, la cui posizione verrà resa nota nella giornata di oggi. Quello che colpisce resta però il movente, apparentemente strano,  anche se più di qualcuno ha parlato di contesti legati alla droga, forse per i precedenti della vittima.

La stessa cosa non si può dire di Mazzaferro che, come dicevamo, è incensurato ma ha una parentela per un cugino a sua volta legato ad una donna nipote di don Peppino Piromalli, che ereditò il comando della potente famiglia dopo la morte del fratello Mommo. Legami che però al momento non dicono nulla ma che potrebbero anche dire molto, nel senso che se la pista fosse per davvero questa, non si esclude che la pista mafiosa per l’omicidio potrebbe prendere davvero piede. Ma c’è un altro particolare che lega questo fatto di cronaca ai Piromalli e cioè alcuni interessi con il distributore Q8, luogo dell’agguato, venuti fuori nell’inchiesta Geolja di qualche anno addietro.

Un’area quella che sembra essere di competenza della potente famiglia gioiese. Altro elemento che potrebbe condurre ad un’ipotesi che inquadrerebbe l’omicidio all’interno di un contesto mafioso è rappresentato dai legami della vittima Massimo Lo Prete con i Molè, un tempo storici alleati dei Piromalli, oggi divisi dopo la rottura arrivata con l’omicidio di Rocco Molè avvenuto il 1° febbraio del 2008.

Sarà per questo importante capire cosa dirà Mazzaferro nell’interrogatorio di garanzia che verrà fissato nei prossimi giorni. Infine, ci sarà il trasferimento per competenza alla Procura Antimafia di Reggio Calabria che costituisce un altro elemento di valutazione del contesto omicidiario mafioso. La città nel suo insieme vuole capire se si è aperta una nuova crepe negli equilibri fragili tra ambienti mafiosi o se si sia trattato di altro. Lo ha fatto il sindaco Alessio che ha chiesto l’intervento del Prefetto Mariani.

Ieri lo stesso Alessio ha reso noto «con soddisfazione che il Prefetto di Reggio Calabria, dottor Mariani con squisita attenzione istituzionale, mi ha informato che già risulta individuato l’autore materiale dell’efferato omicidio perpetrato solo poche ore fa».

Il sindaco ha poi voluto rivolgere «un plauso riconoscente alle forze dell’ordine impegnate nell’operazione e in particolare ai Carabinieri del gruppo di Gioia Tauro guidati dal Tenente colonnello Gianluca Migliozzi e dal Comandante della compagnia Capitano Andrea Barbieri per la efficienza e preparazione dimostrate. Questo – ha sottolineato Alessio – ci permette di guardare al futuro della Città e della nostra quotidiana azione amministrativa con maggiore impegno e serenità. Se ci saranno le condizioni di legge, l’amministrazione comunale è pronta a costituirsi parte civile nel processo che ne scaturirà».

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