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Fausto Lamparelli, Francesco Messina, Nicola Gratteri, Gianni Albano

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La presunta mazzetta da 5.000 euro a Rodolfo Bava per entrare nel business del trasporto turistico svelata dalle carte dell’operazione Olimpo

VIBO VALENTIA – Una somma di 5.000 euro in cambio di favori. È questo l’assunto accusatorio della Dda nei confronti di Rodolfo Bava, capo Struttura del Dipartimento Turismo e Beni Culturali della Regione Calabria, e dell’imprenditore attivo nel campo dei trasporti, Domenico Galati.

La circostanza è riportata nell’ordinanza del gip distrettuale di Catanzaro, Chiara Esposito, relativa all’operazione “Olimpo” condotta dalla Dda di Catanzaro e dalla Polizia contro i clan Mancuso e La Rosa che ha portato all’emissione di 56 misure cautelari e ad indagare complessivamente 78 persone accusate a vario titolo di  associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa.

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OPERAZIONE OLIMPO, L’ACCUSA A BAVA DI UNA PRESUNTA MAZZETTA

In particolare, secondo la prospettazione accusatoria, Bava avrebbe ricevuto da Galati l’importo in questione al fine di favorire l’espansione imprenditoriale di questi nel settore dei transfert di turisti, condizionando l’esercizio delle sue funzioni (tra le altre, l’adozione dei bandi afferenti al settore turistico, delle relative proroghe e la sollecita evasione delle istanze di liquidazione degli stanziamenti ivi previsti) al coinvolgimento, da pane degli aspiranti fruitori degli incentivi di sostegno al comparto, delle società di trasporti riconducibili all’imprenditore Galati.

Le indagini sono partite dal mese nel marzo 2018, epoca in cui Galati entrava anche nella vicenda del Tui Magic Life di Pizzo, grazie alla mediazione del Bava e a supporto dell’attività investigativa diverse conversazioni come quella del 4 aprile 2018, nella quale i due indagati parlavano del lavoro di transfer e  l’imprenditore chiedeva di essere inserito in alcuni circuiti.  

Nella medesima data Galati, nell’interloquire con una donna, “confermava di aver pagato a Bava la somma di euro 5~000,00, senza fare riferimento alla causale, e la invitava a non interferire nell’operazione (DONNA: … e allora dagli 5000 euro!; GALATI: … inc.le glieli ho girati a lui io!; DONNA: a BOVA?; GALATI: eh! Eh!; DONNA: E allora richiediglieli!; GALATI: lo chiamo io, tu non c’entri un cazzo … non iniziare a rompere i coglioni a BOVA adesso … ).

GLI ACCERTAMENTI DEGLI INQUIRENTI

Nel prosieguo gli inquirenti della Dda e della Squadra Mobile avrebbero accertato la spendita da parte di Bova del proprio ruolo istituzionale nei confronti di un altro imprenditore indagato, Vincenzo Calafati, affinché a Galati venissero attribuiti i servizi di transfert relativi al villaggio Tui Magic Life. Tale vicenda emergeva, anzitutto, nella conversazione del 5 luglio 2018 tra l’imprenditore ed il figlio – non indagato – (FIGLIO: e che fa questo JR?; CALAFATI: porta Itaca … è venuto nel mio ufficio, raccomandato dal Presidente della Regione per fargli fare il lavoro al Magic Life). Il riferimento alla sigla “JR” era riconducibile – secondo gli investigatori – all’azienda di trasporti ufficialmente nella titolarità del fratello del Galati, odierno indagato.

Ancora, nella conversazione riportata negli atti dell’inchiesta quella del 30 ottobre del 2018   quando Bava, colloquiando con l’allora dirigente del dipartimento al Turismo e beni culturali della Regione, Pasquale Anastasi (arrestato nell’indagine), parlava di un soggetto a cui dare lavoro (BOVA: oggi è venuto Enzo Calafati … gli ho detto fallo lavorare a questo perché Mario ci tiene).

LE INTERCETTAZIONI TRA ANASTASI E GALATI

In un ulteriore interlocuzione captata a distanza di qualche mese, il 27 febbraio 2019, l’imprenditore Galati colloquiava con Anastasi dei dettagli del servizio da rendere, rimettendo a Calafati la risoluzione dei possibili conflitti con altra società di trasporti interessata all’affare Tui.

GALATI: Sì, (inc) a Enzo mio io con Genco mi posso pure incontrare ma …. m’incontro io … questi pullman ho, s’è possibile però io non è che voglio litigare con Genco;
ANASTASI: che bisogna vedere quant’è il movimento … dei pullman!? (inc) Lui lo sa, io non ho i numeri (inc) capisci?;
GALATI: lo gliel’ho chiesto parecchie volte però … non mi dribbla. .. ;
ANASTASI: Siccome lui mi ha detto che questo fatto lo dobbiamo approfondire io e lui (inc);
GALATI: Approfonditelo, cioè, io non voglio sennò io (inc) basta che lui mi dica non c’è, cioè … ;
ANASTASI: Ci sarà e ci deve essere! Perché gliel’ho detto ad Enzo, questo è l’inizio … (inc);
GALATI: Si però se mi dice lui: tu devi programmare che ci vogliono cinque pullman invece di quattro, devo saperlo che me lo devo comprare un altro…).

OLIMPO: PRESUNTA MAZZETTA A BAVA, GLI OSTACOLI PER GALATI SECONDO IL GIP

Scrive, dunque, il gip di Catanzaro: “Le emergenze progressivamente acquisite nel corso dell’indagine hanno documentato come, effettivamente, ad ostacolare il coinvolgimento di Galati sia stata proprio l’investitura di un’altra società, quale impresa incaricata dal Calafati dei transfert da e per il villaggio turistico di Pizzo sulla scorta delle ingerenze su di questo esercitate dagli Accorinti, circostanza che emerge chiaramente dalla conversazione captata in data 15 maggio 2019 (… Domenico non ti posso dare lavoro perché ce l’ha… perché ce l’ha questo perché … non te ne posso dare lavoro. Ma non doveva manco dirmelo ora, me lo doveva dire quattro mesi fa cinque mesi fa…).

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