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Giorgia Meloni al giardino intitolato ad Enrico Mattei in Algeria

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Il Piano Mattei del Mediterraneo e i nuovi partner dell’Italia

Forse è più di una suggestione, uno slogan, e se alle parole dovessero seguire i fatti, l’Italia potrebbe avere un’idea geopolitica di sé stessa meno vaga, ondivaga e sfuocata di quella che ha avuto negli ultimi decenni.

L’aggiornamento del Piano Mattei da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è nella natura delle cose: per la posizione geografica del nostro Paese nel Mediterraneo; perché l’invasione russa dell’Ucraina non ha stravolto soltanto la tradizionale politica estera ed energetica della Germania; perché la specializzazione è più importante dell’inseguimento di mal riposti sogni di grandezza da media potenza. Fare dell’Italia l’hub energetico europeo, anche e soprattutto nelle rinnovabili, in grado di smistare i grandi flussi tra Nord e Sud, è un progetto ambizioso, ma fattibile.

Anche se, come ha fatto notare l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ai margini della visita di Meloni in Algeria, tale ambizione potrebbe essere ridimensionata dai colli di bottiglia esistenti in alcune zone d’Italia (Campania, Abruzzo e Molise) che renderebbero problematica la trasmissione di energia a Nord e Nord Est, visto che il progetto prevede forniture anche a Paesi come Austria, Germania e Polonia.

La dimensione mediterranea del nuovo Piano Mattei non dimentica, infatti, che la sua strategicità sta in una dimensione geografica allargata, capace di coinvolgere direttamente alcuni dei partner economici e politici più importanti dell’Italia. Ed è qui che entra in gioco la Germania – non solo come destinatario dei nuovi flussi energetici che sostituiranno più rapidamente di quanto avremmo immaginato solo un anno fa gas e petrolio russi – ma come interlocutore privilegiato del nostro Paese.

Perché tra le poche cose chiare della Zeitenwende, la svolta epocale annunciata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz il 27 febbraio dell’anno scorso, c’è la volontà tedesca di procedere con un ulteriore allargamento a Est dell’Unione europea (prima i Balcani poi Ucraina e Moldova) in modo da rendere la Germania ancora più baricentrica di quanto non lo sia già. Diventa quindi ancora più importante per l’Italia rafforzare i legami con Berlino, senza però avere la pretesa di sostituirsi alla Francia.

Giorgia Meloni dovrebbe recarsi prossimamente dal cancelliere tedesco e i rapporti tra i due Paesi – a differenza dell’incrinatura nelle relazioni tra Italia e Francia – sono al momento buoni. Lo stesso ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, in un’intervista a Che Tempo Che fa, ad esempio, si è mostrato molto conciliante nei confronti dei tentennamenti di Scholz sull’invio dei carri armati tedeschi Leopard 2 all’Ucraina. Il ministro è stato molto attento non solo a non criticare una posizione che ha spazientito molti partner europei (soprattutto Baltici e Polonia) ma ha sottolineato la necessità di comprendere la posizione del cancelliere di fronte a una richiesta così importante e di rottura con la consolidata tradizione pacifista della Germania del dopoguerra.

È forse presto per dire se tra i due Paesi si stia preparando un Trattato di rafforzamento delle relazioni bilaterali paragonabile a quello recente tra Italia e Francia (Trattato del Quirinale), ma certo varrebbe la pena consolidare i rapporti con il nostro più importante partner ancorandolo di più alla dimensione mediterranea dell’Europa nel momento in cui i suoi interessi geopolitici si spostano ancora più a Est.


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