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NONOSTANTE le misure adottate per impedire la movida, l’alcol continua a scorrere a fiumi tra i giovani italiani. L’isolamento domestico a causa della pandemia e il conseguente disagio hanno portato a un aumento di ragazzi che si rifugiano nel bicchiere.

I genitori sono disperati. Pur di arginare le derive sociali dei figli, fanno ricorso persino a investigatori privati. Dall’insorgere del Covid a oggi, si è registrato un boom di chiamate ai detective con la richiesta di indagare sulle frequentazioni e sulle abitudini di ragazzi anche molto giovani. Non più quasi esclusivamente chiamate da persone sospettose di avere un partner infedele o di aziende private.

«Durante questo complesso periodo di pandemia, ho ricevuto un aumento di oltre il 30% di chiamate da parte di genitori allarmati per comportamenti a rischio dei propri figli», racconta Francesco Mimmo, presidente di Vox Investigazioni.

L’età si abbassa

L’effetto prolungato delle restrizioni a bar e locali ha determinato un incontrollato consumo di alcolici tra i minorenni, che si trovano a poter sfruttare anche le accresciute opportunità del delivery, ossia della consegna a domicilio. «Ho registrato pure un abbassamento dell’età», prosegue Mimmo. «Se prima ci chiamavano genitori di adolescenti tra i 14 e i 17 anni, ora riceviamo contatti anche da genitori di figli di 10-11 anni. La media è 13 anni».

La Vox Investigazioni riceve tra le 7 e le 10 chiamate di questo tipo ogni mese. «Può sembrare un numero basso, ma è elevato rispetto a prima», rileva Mimmo. «In proporzione al totale dei servizi che facciamo, questa cifra rappresenta circa il 15%».

Genitori impotenti

Ma cosa spinge un genitore a rivolgersi a un investigatore privato? «Chi ci chiama è allarmato da un malessere che riscontra nel figlio», spiega Mimmo. «I genitori hanno sempre più difficoltà educative, magari perché sono presi da altre cose. I ragazzi diventano di conseguenza aggressivi e il genitore perde quell’autorità che dovrebbe contraddistinguerlo. Così i ragazzi si sentono autorizzati a fare quello che vogliono».

Ed ecco che questa condizione di impotenza porta talvolta a ricorrere a persone estranee al nucleo familiare, per ricevere un aiuto nel governare gli eccessi dei figli. «Il nostro servizio di investigazione, attuato con la massima discrezionalità, permette almeno di valutare la gravità della situazione», afferma il presidente di Vox Investigazioni.

Come si spiano i ragazzi

Prima di procedere, il detective riceve un mandato dal genitore, dopo di che decide insieme alla famiglia delle fasce orarie specifiche in cui seguire il figlio. «Ma non è facile, perché le uscite dei ragazzi sono sempre più improvvisate e rimane difficile trovarsi nel posto giusto al momento giusto», spiega Mimmo. Altra difficoltà è data dall’atteggiamento guardingo dei ragazzi. «Alcuni di loro fanno anche uso di droghe, dunque hanno paura della polizia» e questo li fa agire con circospezione. Poco o nulla è cambiato con il coprifuoco. I ragazzi escono lo stesso», racconta Mimmo. «Recenti cronache di risse organizzate in orari serali dimostrano il loro menefreghismo». Ma il lavoro dell’investigatore si svolge in gran parte nel pomeriggio.

«Capita che i giovani si chiudano a casa di uno di loro e bevano il superalcolico acquistato magari al supermercato», spiega. La maggior parte delle chiamate arriva dal Nord Italia, «forse perché c’è maggiore consapevolezza nell’affidarsi a un’agenzia di investigazioni».

Certo contattare un detective non basta. Lo stesso Mimmo precisa: «Ci avalliamo della preziosa collaborazione di psicologi e formatori, perché spesso l’alcol è solo l’effetto di situazioni difficili in famiglia».


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