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Con i fondi del Pnrr e un bando riservato alle regioni del Sud, il Mezzogiorno ha raggiunto l’obiettivo europeo del 33% nei servizi per l’infanzia

Edilizia scolastica, mense, palestre, aule sovraffollate, barriere architettoniche e utilizzo adeguato dei fondi del Pnrr. Il Rapporto di quest’anno di Cittadinanzattiva – “XXI Osservatorio nazionale sulla sicurezza delle scuole” – fotografa come di consueto lo stato dell’arte e traccia un bilancio di quanto sin qui fatto per migliorare i luoghi dedicati all’istruzione e all’apprendimento, dalla scuola primaria agli Atenei.

Dai dati forniti, permangono disparità territoriali a svantaggio del Sud per quanto riguarda la sicurezza (la gran numero di edifici scolastici del Mezzogiorno ricade nella zona 1, quella ad altissimo rischio sismico) ed il superamento delle barriere architettoniche, ma emerge anche un’attenzione maggiore per mense, palestre e asili nido; servizi scolastici rispetto ai quali proprio le regioni del Sud non hanno potuto contare su risorse adeguate almeno negli ultimi vent’anni, deprivando bambini e ragazzi di un’offerta formativa adeguata rispetto ai loro coetanei del Nord e trascinando fino ad ora l’Italia agli ultimi posti in Europa per qualità dell’apprendimento.

PNRR, OPPORTUNITÀ E LIMITI

Le risorse destinate dal Pnrr all’edilizia scolastica e alle aule 4.0 ammontano ad oltre 12 miliardi di euro, suddivisi tra costruzione di nuove scuole (1,189 mld per 212 interventi); asili nido e scuole per l’infanzia (4,6 mld per 2.230 interventi e un totale di 264.480 posti); potenziamento infrastrutture sportive nelle scuole (300 mln per 495 interventi); mense (600 milioni in tutto per 908 interventi); messa in sicurezza e riqualificazione scuole (3,9 mld per 3.400 progetti precedenti+ 500 nuovi); scuole 4.0: innovative e laboratori (2,1 mld per 100.000 interventi tra aule, ambienti e laboratori per professioni digitali).

Con la riapertura dei bandi su scuole dell’infanzia e asili nido, con l’allargamento ai poli dell’infanzia e infine con un bando esclusivamente riservato alle Regioni del Mezzogiorno, si è arrivati alla copertura dei fondi disponibili e al raggiungimento dell’obiettivo europeo del 33% relativo ai servizi per la prima infanzia, anche se una recente Raccomandazione del Consiglio d’Europa ha già spostato l’asticella al 96% per la fascia 3-5 anni, e, per quella sotto i 3 anni, al 45% entro il 2030.

DAL MINISTERO ALTRI 108 MILIONI PER I SERVIZI PER L’INFANZIA AL MEZZOGIORNO

Ai 3 miliardi di risorse del Pnrr (2,4 mld per asili nido e 600 mln per scuole dell’infanzia), si aggiungono ulteriori 108 milioni dal Ministero dell’Istruzione, per un totale di 3.108.496.490,50 euro. Rispetto ai 2.190 interventi previsti, si dovrebbe arrivare così ad un totale di 2.230 strutture di cui la parte più rilevante sarebbe riservata agli asili nido per un numero di posti complessivi di circa 264.480. Alle regioni del Mezzogiorno andrà il 54,98% delle risorse per gli asili nido e il 40,85% di quelle per le scuole dell’infanzia.

Sul fronte mense, poco più della metà degli interventi, 526, pari al 58%, ne prevede la costruzione di nuove, di cui 230 (48% delle nuove mense) al Sud. Dai fondi PON anche 268 interventi tra mense e palestre per un importo complessivo di 84.817.807,33 euro nelle Regioni del Sud. Si tratta prevalentemente di costruzione di nuove palestre in quanto il numero di mense interessate è piuttosto esiguo: circa 18. Per quanto riguarda le palestre, le quattro Regioni con il numero più alto di interventi finanziati sono nel Mezzogiorno: Campania (70), Sicilia (62), Basilicata (49), Calabria (42). La Puglia è tra le regioni del Sud quella con il numero maggiore di progetti non ammessi: 176.

SERVIZI PER L’INFANZIA, DAL MEZZOGIORNO OLTRE 2555 DOMANDE PRESENTATE

Le domande pervenute e presenti nelle graduatorie dei due allegati sono complessivamente 2.555 per un totale di finanziamenti richiesti di oltre 2 miliardi sui 331 milioni disponibili. Se dunque il Pnrr rappresenta una reale occasione di cambiamento, è necessario tenere conto dei limiti della sua impostazione e delle fasi realizzative fin qui avviate. In particolare, specifica Cittadinanzattiva, l’impossibilità di monitorare l’andamento delle sue fasi attuative per la scarsa e tardiva trasparenza delle informazioni da parte degli organi dello Stato; il mancato coinvolgimento delle comunità locali se non nel co-progettare, o nel condividere i progetti almeno nell’essere coinvolti e informati nelle fasi di attuazione; l’incertezza dell’impatto della rimodulazione della terza tranche anche su progetti già in essere riguardanti edifici scolastici, asili nido, mense e palestre, solo in parte fugata.

EDILIZIA SCOLASTICA

Se il Pnrr è una grande chance per l’edilizia scolastica – un patrimonio di edifici attivi che ammonta a 40.133 di cui il 30% è concentrato in tre regioni: Lombardia, Campania, Sicilia – anche per la costruzione di nuove scuole (seppure ancora poche), di ambienti digitali, di mense, palestre e servizi 0-6, le criticità secondo Cittadinanzattiva permangono. Innanzitutto, la pubblicazione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito dei dati riversati dalle Regioni nel corso dell’anno nel Sistema nazionale dell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (SNAES) e la possibilità di consultarla da parte di chiunque abbia interesse a conoscere lo stato di un edificio scolastico.

Ma anche l’inserimento progressivo nella stessa Anagrafe degli asili nido; i risultati – mai resi noti – della mappatura satellitare degli edifici risalente al Ministro Bussetti; le 5.755 classi con più di 27 alunni; il ruolo “opzionale” dell’Osservatorio nazionale dell’edilizia scolastica riunitosi una sola volta nel 2021; gli episodi di crollo, 61 solo quest’anno, di cui il 39% concentrati nel Sud e nelle Isole; la scarsità di fondi a disposizione degli enti proprietari da destinare alla manutenzione ordinaria e straordinaria, con tempi di intervento più rapidi; la mancanza di una revisione normativa anche rispetto ai parametri costruttivi dei nuovi edifici anche se le linee di indirizzo per le nuove scuole ne rappresentano un primo passo.

CROLLI E CERTIFICAZIONI

Tra settembre 2022 e agosto 2023 sono stati 61 in tutto i casi registrati, tra distacchi di intonaco, crolli di soffitti, controsoffitti, solai, tetti; ma anche di finestre, muri di recinzione ed alberi caduti all’interno o vicino a edifici scolastici. Un numero mai registrato negli ultimi 6 anni, ripartito tra ben 24 episodi nel Sud e nelle Isole (il 39% del totale), 23 al Nord (38%) e 14 al Centro (23%). Tre di questi episodi riguardano Atenei, ma tutti complessivamente sono da ricondurre alla “anzianità” degli edifici, ai materiali con cui sono stati costruiti, all’assenza o carenza di manutenzione e alla riduzione degli investimenti relativi a indagini e interventi su controsoffitti, solai, tetti.
Rimane ancora molto elevato anche il numero degli edifici scolastici non in possesso dell’agibilità (23.330, il 57,90%) né della prevenzione incendi (22.130, il 54,92%). Il numero degli edifici privi di collaudo statico è meno alto, ma riguarda comunque un numero considerevole di scuole (16.681, 41,4%).

LE BARRIERE ARCHITETTONICHE

Secondo i dati Istat del dicembre 2022, richiamati nel Rapporto, nel nostro Paese solo una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. E la forbice è a tutto svantaggio del Sud. “La situazione è migliore nel Nord del Paese dove i valori sono superiori alla media nazionale (39,5% di scuole a norma) mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (31,8%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 58,4% di scuole accessibili, mentre la Provincia autonoma di Bolzano si distingue per la presenza più elevata di barriere fisiche (soltanto il 19% di scuole accessibili).

L’assenza di un ascensore o di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità rappresenta la barriera più diffusa (45%). Solo il 19% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche mentre il 17% dichiara di non averlo fatto anche se l’edificio ne avrebbe avuto bisogno”. Poche differenze, invece, su tutto il territorio per l’accessibilità ancora problematica da parte di studenti con problemi di vista e udito, dal momento che le mappe a rilievo e i percorsi tattili sono presenti solo nell’1,5% delle scuole.

SERVIZI PER L’INFANZIA, SCUOLE E ZONE SISMICHE NEL MEZZOGIORNO

Partiamo dai dati. Sono 11 le regioni che hanno Comuni in zona 1 – ad alto rischio sismico – ma tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2, dove forti terremoti sono possibili. Parliamo di 4 milioni e 300.000 bambini e ragazzi coinvolti perché residenti in queste zone. Con la Calabria, prima in classifica, che conta ben 1.286 scuole in zona 1 e la Campania con 412 edifici nella stessa zona.

Secondo Cittadinanzattiva, “se si confrontano tali dati con il numero di edifici scolastici migliorati o adeguati sismicamente o costruiti secondo la normativa sismica, il quadro appare estremamente preoccupante”, dal momento che “le percentuali degli edifici migliorati e adeguati sismicamente rappresentano una percentuale minima (3%). Lo scorso anno tale percentuale era del 2%”. In questo caso, i fondi previsti dal PNRR, soprattutto quelli relativi alla messa in sicurezza degli edifici preesistenti, possono contribuire in misura considerevole sia all’adeguamento sismico che all’efficientamento energetico.


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