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Il ministro Brunetta con il presidente del consiglio Draghi

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LE DOTAZIONI del Fondo di Coesione sono stati ricostituite. Ora al lavoro per spenderli bene. Il documento che pubblichiamo con la firma del Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta mette termine alle polemiche strumentali dell’ultima settima sul presunto scippo al Sud. Tabelle e grafici della relazione tecnica offrono la divisione del Fondo complementare da 30,6 miliardi a carico del bilancio dello Stato che andranno ad aggiungersi ai 191 miliardi del Pnrr.

L’articolo 2 prevede espressamente il rifinanziamento del Fondo di coesione e sviluppo dedicato al Mezzogiorno. La dotazione è 15,5 miliardi pari quindi alla metà di tutto il Fondo Complementare. Sono previsti 850 milioni nel 2022, e poi sempre a salire fino a toccare la punta di 3,6 miliardi nel 2026. L’ultimo stanziamento di 370 milioni arriverà nel 2031.

Senza dimenticare il Fondo sviluppo e coesione, le cui risorse devono essere destinate per l’80 per cento al Mezzogiorno, e il Just transition fund, che sosterrà la transizione energetica dell’ex Ilva di Taranto, dell’area di Brindisi e del Sulcis in Sardegna. Stanziamenti che verranno programmati secondo le regole del Pnrr: obiettivi definiti, monitoraggio costante, erogazioni in base agli stati di avanzamento. Da queste risorse si attende, nel quinquennio 2021-2026, una crescita del PIL del Mezzogiorno del 24% rispetto al valore del 2020 e un aumento della sua incidenza sul prodotto interno lordo nazionale dall’attuale 22,7% al 24%.

«Nei prossimi cinque anni, per la prima volta dagli anni ‘70, si avvierà un processo di convergenza tra Sud e Centro Nord», si legge nella relazione tecnica firmata dal Ragioniere dello Stato. Il Fondo di coesione e sviluppo e il Fondo complementare perseguono i medesimi obiettivi di quelli europei, ma in alcuni casi finanziano progetti relativi a un orizzonte temporale più lungo rispetto al termine del 2026 imposto dal Pnrr come il completamento dell’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria. Il 56% delle risorse è destinata a interventi nel Mezzogiorno, «segno della volontà del governo di avviare concretamente politiche per il superamento dei divari tra le diverse aree del Paese».

I progetti principali riguardano: l’estensione dell’alta velocità ferroviaria e il potenziamento delle reti regionali; il rinnovo dei treni, degli autobus e delle navi per la riduzione delle emissioni; gli investimenti per lo sviluppo dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi; gli interventi di digitalizzazione per la sicurezza di strade e autostrade; la transizione ecologica della logistica; lo sviluppo della mobilità ciclistica e delle strade provinciali per migliorare la viabilità delle aree interne; la qualità dell’abitare e le infrastrutture sociali; la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche.

Complessivamente il Sud fra le risorse del Pnrr (82 miliardi) e i 15,6 del Fondo di Coesione e sviluppo riceverà circa 100 miliardi. Si tratta, tra l’altro, solo di un punto di partenza. Oltre ai fondi del Pnrr già espressamente destinati alle regioni meridionali, il Sud dovrebbe trarre vantaggio anche da una serie di linee di investimento senza vincolo territoriale, a cominciare dal Superbonus, e dalle riforme in arrivo, quelle in materia di PA, giustizia, appalti pubblici e quelle specifiche per settore.

La panoramica dei fondi europei si chiude con i 937 milioni del Just Transition Fund, che il Governo intende utilizzare per la riconversione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e dell’area di Brindisi e per la riqualificazione della regione del Sulcis in Sardegna. Prima ancora, entro il 2023, l’Italia dovrà attuare gli interventi finanziati con risorse di REACT-EU, lo strumento ponte tra vecchia e nuova programmazione della Politica di Coesione previsto nell’ambito di Next Generation EU. il Piano da 13,5 miliardi già trasmesso a Bruxelles, di cui oltre 8,4 miliardi destinati al Mezzogiorno.

Entro il 2029 andranno spesi gli oltre 80 miliardi dei Programmi della Politica di Coesione 2021-27, di cui circa 42 miliardi di fondi strutturali e di investimento europei e circa 40 di cofinanziamento nazionale. Di questi, in base alla bozza di Accordo di partenariato che il governo intende inviare alla Commissione entro giugno, 54 miliardi di euro andranno alle regioni meridionali.

Accanto agli investimenti – spiega la Relazione Tecnica – sono previste importanti riforme di carattere ordinamentale, necessarie per accelerare la realizzazione delle opere del Pnrr e di altri interventi infrastrutturali, a migliorare la concorrenza e l’efficienza del sistema economico. «Si tratta di un piano di proporzioni storiche per il nostro Paese, ma anche fortemente innovativo dal punto di vista qualitativo, che mette il benessere delle persone, la competitività delle imprese e il rispetto dell’ambiente al centro di un nuovo modo di concepire le infrastrutture e i sistemi di mobilità, nel segno della riduzione delle disuguaglianze tra Nord e Sud e della sostenibilità».


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