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Il fuori onda di Fontana e Sala sulla incapacità del Sud di spendere i soldi del PNRR e sul fatto che troppe risorse erano state destinate a quest’area, ed invece sulla loro disponibilità a spenderli al Nord, la dice lunga sul pensiero dominante della cosiddetta sedicente classe dirigente del Paese.

GUARDA IL VIDEO: Il fuorionda di Beppe Sala e Attilio Fontana sui fondi del Pnrr al Sud

Dimenticando completamente il motivo per il quale le risorse del PNRR sono arrivate al nostro Paese, cosa dichiarata ufficialmente nei documenti ufficiali della Commissione, che affermava che la motivazione principale per la quale l’Italia aveva avuto tante risorse, rispetto a Francia e Germania a fondo perduto, risiedeva nell’esigenza di ridurre i divari, si è pensato invece che le risposte siano arrivate per le problematiche concernenti il Covid.

Da qui a dire che nel momento in cui la crisi energetica diventa prevalente rispetto a tutto, che le risorse del PNRR debbano essere dedicate agli effetti di tale crisi il passo è breve. Ed è il pericolo che corre il PNRR approvato dal Governo Draghi, nel momento in cui la maggioranza che sosterrà il Governo sarà diversa, come prevedibile, dal 26 settembre.

LA CRISI DEL CONTE 2 E LE MIRE DEL NORD SUL PNRR DESTINATO AL SUD

La crisi del Conte due veniva da un motivo molto semplice: dall’esigenza da parte di Lega Nord e conseguentemente di Forza Italia e quindi degli imprenditori del Nord di mettere le mani nella programmazione dei fondi che arrivavano dall’Europa.
Non è casuale infatti che il ministero dello sviluppo economico sia andato a Giorgetti, come nemmeno casuale è stato il ministero degli affari regionali alla Gelmini, due postazioni strategiche per, da un lato, indirizzare le risorse europee verso il Nord e, dall’altro, le istituzioni verso l’autonomia differenziata. Postazione in particolare utilizzata da Giorgetti per mortificare il Sud, vedasi episodio della Intel.

Quando è stato definito l’indirizzo di tali risorse, per la convenienza momentanea elettorale del destra-centro, si è arrivati alla crisi. L’ultimo passaggio, che è estremamente pericoloso lo stiamo vivendo adesso con la propalazione, da parte della maggioranza che con probabilità subentrerà, dell’esigenza di modificare il PNRR, nel senso di evitare che il teorico 40%, che dovrebbe essere destinato al Sud, ci vada realmente.

L’ULTERIORE ESPLICAZIONE DI UNA POLITICA COLONIALE

Niente di nuovo rispetto a un contesto italiano coloniale, nel quale i fondi comunitari sono stati sempre utilizzati in sostituzione di quelli ordinari per quanto attiene al Sud. Risultato evidente nella carenza di infrastrutturazione di tutta una parte. Mentre d’altra parte la spesa ordinaria veniva distribuita in base alla spesa storica, che lasciava la spesa pro capite di una parte a un livello molto più contenuto di quella dell’altra. Obbligando adesso Bonaccini, Zaia e Fontana a spingere sull’autonomia differenziata, per evitare la diminuzione di risorse, se questo Paese dovesse adottare invece che la spesa storica i livelli essenziali di prestazioni.

Essi teoricamente dovrebbero essere contemporanei al varo dell’autonomia differenziata, ma in realtà non arriveranno mai, mentre la normativa dell’autonomia sarà il primo provvedimento che questo Governo varerà. Visto che ormai la Gelmini aveva tutto pronto ed era disponibile a portare il provvedimento in Consiglio dei Ministri. Aprendo la strada ad una secessione effettiva che ovviamente il Nord non vorrà mai: troppa comoda la situazione così come è.

IL DELITTO PERFETTO: COME CONSENTIRE AL NORD DI PRENDERE IL PNRR DESTINATO AL SUD

È il completamento del delitto perfetto: prima entro nel Governo per indirizzare le risorse, faccio finta di accondiscendere ad un 40% per il Sud che tanto só rimarrà nelle grida, ultimo atto quello in base ad una emergenza, si tratti di siccità, si tratti di alluvione o di una crisi perfetta quella dell’energia, giustificare una diversa attribuzione di risorse diventa un gioco da bambini.

A maggior ragione avendo a disposizione una batteria di quotidiani nazionali e di media pronti, al comando del padrone di turno, che si chiami Agnelli, De Benedetti, Cairo o Confindustria, a propalare e convincere Nord e Sud che la cosa più opportuna é quella di alimentare la locomotiva.

LE RACCOMANDAZIONI DI MARIO DRAGHI

In una delle ultime dichiarazioni Mario Draghi aveva raccomandato di non perdere di vista per il futuro tre progetti: il Sud, le donne, i giovani. E come se avesse detto di non perdere di vista il Sud, il Sud, il Sud. Perché tutte e tre i temi per i quali ha raccomandato un’attenzione particolare sono tutti riguardanti il Mezzogiorno. I giovani del Sud, che non hanno una opzione di vita in un territorio dal quale devono scappare. Le donne che sono relegate in casa, in una realtà nella quale vi è un’esigenza di 3 milioni di nuovi posti di lavoro, per cui la possibilità per il genere femminile di trovare un’occupazione diventa come la vincita al Superenalotto.
Purtroppo negli ultimi anni l’approccio del Partito Unico del Nord rispetto al Mezzogiorno ha acquisito sempre più protervia ed arroganza, per cui ci si può aspettare di tutto.

Il paracadutismo imperante nelle liste elettorali, per cui i partiti hanno scambiato il Mezzogiorno per una prateria nella quale possono scorrazzare ex segretarie generali di sindacati, quasi mogli che sono state lì solo in vacanza, figli milanesi di morti per mano mafiosa, è preoccupante.

E poi la flotta di collaborazionisti che completano un quadro di scelti da partiti, che vogliono soltanto i quaquaraquá di Sciascia, ubbidienti ed inquadrati, che non preannunciano nulla di buono rispetto a quello che accadrà. Mentre l’unico grande progetto che viene rilanciato, il sempiterno ponte sullo stretto, non ha alcuna verifica né strategia conseguente al fatto che finora il ministero delle infrastrutture ha detto che il progetto esistente è irrealizzabile. E quindi per un nuovo progetto servono tanti anni che questa legislatura prossima passerebbe senza alcuna realizzazione.
Ma tanto l’importante è strombazzare la volontà di farlo, sapendo perfettamente che all’atto pratico si fermerà tutto.

IL MEZZOGIORNO SENZA DIFESE RIMANE A GUARDARE

In tutto questo il Mezzogiorno orfano di qualunque forma di difesa rimane a guardare come le stelle di Cronin. E mentre pensa di essere indispensabile, come lo scarafaggio nella metamorfosi di Kafka, invece viene schiacciato. Emarginato sempre di più, in una rincorsa tra povertà e spopolamento demografico, con la perdita della memoria di cosa era e dell’orgoglio di appartenenza alla Magna Grecia.


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