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ANATOMIA di una regione che rischia di affondare. Un flop dietro l’altro. E dietro ogni flop c’è “Aria Spa”, il colosso che ha inglobato le vecchie bad company del Pirellone, le partecipate dell’epoca Formigoni.

Tutto è nato due anni fa e sotto le migliori intenzioni: un’unica stazione appaltante per lasciarsi alle spalle gli anni degli scandali lombardi e voltare pagina, ma non è andata così. Aria, acronimo che sta per Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti si è trasformata in un gigantesco carrozzone capace di infilare una serie ininterrotta di insuccessi. L’ultimo è il flop delle prenotazioni per le vaccinazioni. La centrale unica raccoglieva le iscrizioni degli ultraottantenni ma non le comunicava agli ospedali, che a loro volta non comunicavano tra loro.

IL CORTO CIRCUITO

«Anziani convocati d’urgenza la sera per la mattina dopo alle 7 in posti lontanissimi dal domicilio – racconta Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa-Radicali, che ha raccolto molte segnalazioni – salvo disdire la convocazione con un successivo sms. E dire che Aria Spa doveva funzionare come una software house per collegare e mettere in rete tutte le aziende ospedaliere. È stato creato un grande disagio, disfunzioni che toccano la carne viva dei cittadini».

Per la cronaca, Aria Spa è la stessa dei bandi per i vaccini influenzali lanciati in ritardo e andati deserti. La stessa che inviava i dati per misurare l’incidenza del contagio facendo scattare il colore sbagliato, dati fuorvianti per i tecnici dell’Istituto superiore della Sanità che calcolavano la reale rapidità della curva di trasmissione del virus. L’idea era mettere insieme le partecipate della Regione, liberarle delle tante opacità del passato. Dare un nuova verginità a Lombardia informatica, società che appaltava all’estero quasi tutti gli incarichi pur potendo contare su un esercito di 450 dipendenti per un costo di 20 milioni di euro l’anno. Un nuovo look per Arca, il centro acquisto farmaci che impiegò ben sei anni per concludere l’appalto di kit sanitari per diabetici.

Per non parlare di Infrastrutture Lombarde, (Lispa) rimasta orfana del dg condannato a 3 anni per turbativa d’asta. “Aria” nuova, dunque, in tutti i sensi. Per rifondarsi e fondersi, centralizzando bandi e convenzioni. Nel 2019, l’anno di nascita, Aria Spa ha gestito finora più di 200 gare, mobilitando un capitale di circa 10,7 miliardi di euro l’anno, la metà dell’intera spesa annua lombarda. L’unificazione della sede e della direzione generale, la riduzione del turnover e la razionalizzazione degli acquisti avrebbe dovuto portare un risparmio di circa 3 milioni l’anno. Ma tutti i buoni propositi della nuova Company sono saltati. Il leghista Davide Caparini, assessore regionale al Bilancio, può considerarsi a tutti gli effetti il padre di questo informe corpaccione che ora conta 600 dipendenti e nel giro di pochi mesi si è già bruciata la credibilità. «Tutti i disguidi che ci sono stati durante questo anno di pandemia hanno come riferimento Aria Spa – punta il dito Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd – di fatto stiamo parlando di una società a tutti gli effetti fuori controllo».

IL PUPILLO DEL CAV E GLI UOMINI DELLA LEGA

A guidare Aria Spa all’inizio erano Francesco Ferri e Filippo Bongiovanni. Il primo, 45 anni, bocconiano dal curriculum brillantissimo, è un pupillo di Berlusconi per il quale ha svolto il ruolo di “cacciatore di teste”, giovani da lanciare in Forza Italia. Che poi non sempre si trattasse di “teste”, nel senso intellettuale del termine, questo è un altro discorso, un discorso che attiene alle idee del Cavaliere, sensibile, come si sa, anche alla bella presenza. Il confine tra nuova etica ed estetica aziendale è il profilo verso il quale ha mosso i primi passi Ferri, almeno fin quando la fusione ha retto.

Il secondo, il dg Filippo Bongiovanni è scivolato sulla fornitura di camici forniti alla Regione dalla Dama Spa, l’azienda al 90% di proprietà di Andrea Dini, cognato di Attilio Fontana e per il restante 10% della moglie del governatore. Neanche il tempo di scrivere le dimissioni e, pochi giorni dopo essere finito nel registro degli indagati, Bongiovanni è stato ricollocato al Sireg, il sistema di controllo delle società regionali. Rimosso e promosso alle dirette dipendenze di Fontana, il governatore anch’egli indagato dalla Procura di Milano.

L’AFFIDAMENTO A POSTE È L’AMMISSIONE DEL FALLIMENTO

Dopo aver creato un colosso del genere, con la mission di votarsi all’innovazione, la scelta di affidare a Poste italiane la piattaforma informatica per le prenotazione appare quasi surreale. Poste lo farà a costo zero, mentre Aria aveva già previsto un budget da 20 milioni di euro. Michele Usuelli fu l’unico, due anni fa, a votare contro la nascita della multicompany lombarda.

«La scelta di affidare a Poste italiane il circuito di prenotazione, dopo settimane e settimane di disservizi dovuti alla gestione – spiega ancora il consigliere radicale – è sintomatico del fallimento sostanziale del progetto Aria, nato dalle ceneri di altre partecipate con l’obiettivo di guidare la trasformazione digitale della Lombardia e che dimostra ogni giorno la propria inutilità e inefficienza. Coinvolta nel pasticcio dei dati sbagliati che hanno determinato l’inserimento in zona rossa della Lombardia a metà gennaio, incapace di gestire le poche migliaia di prenotazioni giunte fino a ora e per le quali si segnala ogni tipo di disguido, fallimentare persino nel fornire un servizio informatico decente alla regione, Aria viene adesso persino scaricata dalla giunta, che preferisce affidare la piattaforma di vaccinazioni alle Poste».


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