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Massimo Stano

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La marcia gloriosa di ragazze e ragazzi del Sud sui podio di Tokyo 2020 sparpagliati in giro per il Giappone si allunga di venti chilometri d’oro. Perché in quel di Sapporo, località scelta per le gare più faticose dell’atletica, grazie a un clima più mite (del resto fu teatro dei Giochi invernali del ’72, oro di Gustav Thoeni), Massimo Stano ha vinto la gara dei 20 chilometri di marcia. Massimo Stano è di Palo del Colle.

Ha tagliato il nastro d’arrivo urlando un “ssìììì” che si è sentito, forse, in viva voce, fino a Tokyo che è mille e passa chilometri più giù dell’isola di Hokkaido dov’è Sapporo e dove si allevano cavalli purosangue. Neanche Tarzan aveva tanti decibel. Poi Massimo si è messo qualche metro oltre il traguardo scrutando i concorrenti sconfitti ed ha salutato, con perfetto inchino nipponico, i due giapponesi che lo hanno seguito nell’ordine d’arrivo e dunque sui gradini più bassi (ma sempre altissimi) del podio.

Massimo ha 29 anni, è perito commerciale, è sposato con Fatima “che mi supporta e sopporta” dice lui, ragazza marocchina che lo ha introdotto nella religione che il ragazzo di Palo del Colle ha abbracciato, l’Islam. E’ papà di una bimba di 5 mesi, Sophie, alla quale ha dedicato l’oro anche visibilmente, con il gesto del ciuccio. Era stanco, Massimo Stano, ma di andare a dormire non aveva proprio voglia, temendo di svegliarsi anche dal sogno d’oro.

La medaglia di Stano è stata il settimo sigillo azzurro di questa Olimpiade (ma non finisce mica qui…), la medaglia numero 33 tutti i metalli compresi (e questo numero è già “vecchio”), la terza d’oro dell’atletica a Tokyo in una combinazione sprint-alto in alto-marcia che fu quella di Mennea-Simeoni-Damilano a Mosca ’80. È il ventiduesimo oro dell’atletica nostra, il nono della marcia nella storia delle Olimpiadi come reinventate dal barone de Coubertin.

È anche l’ennesima medaglia venuta da quella miniera o Zecca di campioni che è il Sud. Luigi Samele, schermidore, ha aperto il conto con l’argento: lo sciabolatore è di Foggia e non fa mistero del suo tifo per i satanelli del calcio, specie ora che Zmean…

Subito dopo, il primo giorno delle Olimpiadi ritardate, silenziose ma coinvolgenti come sempre, è venuto l’oro: lo ha vinto Vito Dell’Aquila, faccia pulita da bravo ragazzo, che è di Mesagne.

Il bottino azzurro è stato poi incrementato da Daniele Garozzo, fiorettista siciliano, da Rossella Fiammingo e Alberta Santuccio, sempre sulla pedana della scherma che non ha luccicato d’oro come si prevedeva. E ancora sul podio sono saliti i canottieri napoletani Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo e Giuseppe Vicino, che erano tutti sulla stessa barca. E le ragazze: Irma Testa di Torre Annunziata che ha vinto la medaglia numero 600 di questa storia olimpica italiana e anche la prima medaglia della boxe femminile. Un’altra prima volta è stata quella di Maria Centracchio, judoka di Castel di Sangro, prima medaglia olimpica del Molise che, ha sottolineato Maria, “c’è e mena forte”- Di Napoli è anche lo schermidore Luca Curatoli, mentre vengono dalle isole anche il siciliano Nino Pizzolato, sollevatore di pesi di Salaparuta, e il sardo Stefano Oppo, canottiere di Oristano.

Che se poi volessimo navigare fra meridiani e paralleli dovremmo considerare che la città di El Paso, circondata dal deserto di Chihuahua, è nel Texas, che è collocato alla fine degli Stati Uniti e al confine con il Messico. Lì è nato Marcell Jacobs, meridionale ad honorem.


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