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La polizia in Basilica per i rilievi e la statua di San Nicola

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Ha negato ogni responsabilità: «Non sono io l’uomo ripreso dalle telecamere». Si infittisce il giallo del clamoroso furto avvenuto all’alba di martedì in Basilica nella teca che custodisce la statua di San Nicola. L’unico sospettato, il 48enne tunisino Farid Hanzouti, ha respinto ogni accusa, dichiarando la sua più totale estraneità.

L’uomo, residente a Bitonto, è da mercoledì sera in stato di fermo in carcere con l’accusa di furto con scasso, aggravato dall’aver violato un luogo di culto. Nel colpo, oltre agli spiccioli delle offerte, sono stati rubati un anello di oro, l’evangeliario con le tre sfere d’argento e un medaglione contenente una fiala della sacra manna, strappati dalle mani della statua del santo. Mani sulle quali ancora oggi si notano i danneggiamenti.

Alla identificazione del 48enne i poliziotti sono arrivati grazie alle immagini delle telecamere che intorno alle ore 3 di martedì hanno immortalato il ladro, con cappellino e mascherina, prima in sella ad una bicicletta all’esterno della Basilica e poi mentre scavalcava la grata accanto alla torre campanaria, dove c’era anche una sua impronta digitale.

Per entrare nell’edificio religioso è stata anche sfondata una porta laterale in legno. Da quel colpo, che ha creato sgomento e disperazione in tutta la città, sono subito partite le indagini a tutto campo.

Nel casolare del quartiere Japigia dove l’uomo sospettato si nascondeva, gli agenti hanno poi trovato banconote per complessivi 1.750 euro, ritenute il guadagno della vendita degli oggetti sacri, e tra le altre cose un anello con scritte in cirillico. Uno di quei modelli che solitamente i fedeli ortodossi lasciano con banconote e monete ai piedi della tomba del santo, giù nella cripta. Più di un indizio insomma per portare gli investigatori e gli inquirenti a ritenere l’uomo l’autore del furto.

Ma comparso dinanzi alla gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna per l’udienza di convalida del fermo, il 48enne tunisino, assistito dall’avvocato Maurizio Rogliero, ha respinto ogni accusa. L’impronta l’ha giustificata spiegando che frequenta spesso la Basilica per chiedere cibo e aiuti.

Quanto al denaro trovato nel casolare, ha spiegato che deriva dalla sua attività occasionale di parcheggiatore abusivo, mentre sugli altri oggetti rinvenuti nel casolare ha detto che non gli appartengono perché «quel luogo è frequentato anche da altri senza tetto».

Il difensore ha chiesto che il 48enne sia rimesso in libertà. La pm che coordina l’indagine, Angela Maria Morea, ha insistito per il carcere. La gip si è riservata e deciderà nelle prossime ore.

Intanto ancora nessuna traccia del bottino sacro, il cui valore ammonterebbe a circa 12mila euro. Il sospetto, sempre più concreto, è che la merce sia stata già piazzata nel mercato di qualche ricettatore. Intanto cresce l’onda di solidarietà attorno alla comunità dei domenicani.

Nelle scorse ore un messaggio di vicinanza è arrivato dal presidente delle Cei Pugliese, monsignor Donato Negro e dai vescovi di Puglia, che si dichiarano «vicini alla comunità domenicana e ai tanti devoti di San Nicola che in questi giorni hanno sofferto per il furto sacrilego avvenuto nella Basilica del santo».

Aggiornamento ore 11.55: La gip del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ha convalidato il fermo e ha contestualmente applicato la misura cautelare della detenzione in carcere.

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