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Lo stabilimento Bosch di Bari

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Oggi sono previste le assemblee dei lavoratori. Domani otto ore di sciopero spalmate sui tre turni, proclamate da tutte le sigle sindacali confederali. I lavoratori della stabilimento Bosch di Bari incroceranno le braccia per 24 ore e daranno vita anche a un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. In attesa di una data di convocazione da parte del ministero dello Sviluppo economico, si spera entro a prossima settimana, parte la mobilitazione dei dipendenti della multinazionale tedesca dopo l’annuncio il mese scorso dei 700 esuberi per i prossimi cinque anni.

Novità sostanziali sulla vertenza non ci sono. È sempre la mancanza di un piano industriale di riconversione verso le produzioni che superino il lavoro attorno ai motori diesel in favori di quelli elettrici il punto dirimente, il più temuto da lavoratori e sindacati, perché mette a serio rischio la tenuta stessa delle officine della zona industriale di Modugno e il futuro di 1.700 addetti.

«Siamo convinti che i ritardi accumulati in questi anni dai vari Governi – è scritto nel documento unitario dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil – rispetto al tema della transizione energetica e la scelta strategica dell’azienda di non avviare investimenti capaci di riconvertire totalmente il sito barese verso produzioni green, non possano ricadere sulle spalle dei lavoratori. Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi saranno determinanti per decidere il futuro dei lavoratori.

All’azienda chiediamo l’immediato ritiro di qualsiasi ipotesi che preveda esubero di personale e l’avvio di una discussione vera sulla base di un piano industriale che preveda la riconversione e la diversificazione del sito». Eppure il governo tedesco ha aperto alla possibilità di continuare a dare vita ai motori endotermici oltre la data fissata del 2035 per il fuori produzione dall’Unione europea però a determinate condizioni, come l’alimentazione a combustibili termici.

«Questa ipotesi – spiega Riccardo Falcetta, segretario Uim – potrebbe aprire nuovi scenari, con la possibile conversione solo di parte dello stabilimento. Rimane l’incognita dell’azienda che continua a non fornire elementi certi per il futuro di Bari e del governo che deve convocarla e affrontare l’intera questione della crisi dell’automotive, dalla mancanza di componenti per e richieste cresciute in Asia a quella dettata dalla transizione energetica ed ecologica».

Sugli altri fronti delle crisi aziendali del territorio, si registra un potenziale investitore che possa assorbire i 90 lavoratori dell’ex Brsi di Bitritto. Per loro si è aperta la procedura di licenziamento collettivo dopo che il tribunale ha bloccato il trasferimento in blocco a Misterbianco imposto dall’azienda (attualmente Rsh), che nelle prossime settimane vedrà le prime convocazioni. Un’azienda interessata ad aprire su Bari una sede per il lavoro di service desk è in contatto con la task force regionale.

Mentre per quanto riguarda la Baritech, ex Osram, è in programma oggi un incontro dell’organo regionale per le crisi occupazionali diretto a Leo Caroli. In ballo ci sono 160 posti di lavoro, che rischiano di andare persi dopo il blocco delle commesse del cosiddetto tessuto non tessuto per le mascherine antiCovid da parte di Invitalia e la mancanza di investitori per riconvertire l’azienda.

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