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Loredana Tauriello

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DEVE restare in carcere “lady mafia” Loredana Tauriello, la 40enne di Marconia di Pisticci, che per gli inquirenti dell’Antimafia di Potenza avrebbe guidato un piccolo clan specializzato nel traffico di droga.

Lo ha stabilito nelle scorse settimane la Corte di cassazione respingendo il ricorso presentato dalla difesa di Tauriello contro la conferma da parte del Tribunale del riesame degli arresti disposti, a dicembre dell’anno scorso, dal gip di Potenza.

LOREDANA TAURIELLO RESTA IN CARCERE, ECCO PERCHÉ

«Si assume (…) – si legge nelle motivazioni della Cassazione in relazione al ricorso appena bocciato – che non vi sarebbero state conversazioni da cui desumere l’oggetto illecito dei traffici, ma non si tiene conto delle numerosissime conversazioni nella quali si utilizzano le medesime parole “cosa”, “caffe”, “fragole”, “uova”, “panettone” in modo del tutto avulso dal contesto della conversazione, oltre a quelle invece nelle quali gli interlocutori, abbandonata ogni cautela, discorrono di “roba”, “panetto” e fanno riferimento alla buona qualità dello stupefacente».

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E poi ancora: «si dubita della causale illecita dei contatti che la ricorrente mantiene con i partecipi e del ruolo di organizzatore assegnatole. Ma si bypassano le molteplici conversazioni nella quali la donna impartisce ordini ovvero viene notiziata di avvenimenti di rilievo per il sodalizio».

Al riguardo la Cassazione cita un episodio dell’8 giugno dell’anno scorso, quando il fratello di Loredana, Pasquale Tauriello, si sarebbe liberato di una fornitura di droga per evitare l’arresto durante un controllo e avrebbe «immediatamente» avvisato la sorella.

BOCCIATO ANCHE IL RICORSO DI PASQUALE TAURIELLO

I giudici hanno bocciato anche il ricorso presentato dai difensori di quest’ultimo, a sua volta detenuto da dicembre dell’anno scorso. A settembre i due fratelli e altre 3 persone hanno subito un rinvio a giudizio per i presunti traffici di droga, aggravati dal metodo mafioso, finiti nel mirino dell’Antimafia di Potenza.

Per gli inquirenti Loredana Tauriello sarebbe stata una capoclan temuta e rispettata, capace di gestire le piazze di spaccio di Scanzano Jonico e Bernalda, incutendo «timore e terrore», con «pestaggi, minacce, violenze ed attività di ritorsione».

LE TESTIMONIANZE SULLA PRESUNTA LEADER DEL GRUPPO

Tra gli elementi a sostegno delle accuse di «associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, armi ed esplosivi» ci sono diverse testimonianze raccolte sul conto della presunta leader del gruppo. In particolare quella dell’ex compagno, ascoltato dagli inquirenti dopo l’arresto di lei, a ottobre dell’anno scorso.

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A giugno Tauriello, che è tuttora detenuta, era stata l’unica assolta tra gli imputati nel processo contro il presunto clan mafioso degli scanzanesi guidato dall’ex carabiniere Gerardo Schettino. Nonostante una richiesta di condanna a 9 anni di reclusione.

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