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Nicolino Grande Aracri

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CUTRO (CROTONE) – La notizia è di quelle da far tremare i polsi in molti ambienti: ha iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia il super boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, vertice indiscusso di una “provincia” di ‘ndrangheta i cui tentacoli si estendevano ben oltre il Crotonese e che comandava su mezza Calabria e parte dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto.

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“Mammasantissima” sanguinario, con una caterva di ergastoli addosso per una decina di omicidi, e capo di una cosca dalla forte vocazione imprenditoriale che aveva colonizzato la grassa e rossa Emilia Romagna, quella al centro del processo “Aemilia”, il più grosso, per numero di imputati, mai celebrato contro le mafie al Nord.

Uno che, anche se non parla inglese e non ha mai studiato Economia, sapeva scudare qualcosa come 240 milioni di euro e nelle intercettazioni si vantava di aver «ammazzato tutti», di aver vinto, cioè, una «guerra» di mafia al termine della quale aveva scalato la gerarchia criminale.

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