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Escursione ai calanchi di Cutro nel centenario della nascita di Pasolini

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CUTRO – Vogliono fare girare le pale eoliche attorno al Parco dei calanchi di Cutro, sedimenti pleistocenici oggi meta di escursionisti ma anche sito in cui furono girate scene del Vangelo pasoliniano, che descrisse quel paesaggio paragonandolo alle “dune gialle” di kafkiana memoria, in uno storico reportage.

Nell’istanza presentata alla Regione Calabria da Renantis srl, che intende realizzare un impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica nella provincia di Crotone, in particolare nei territori di Crotone, Cutro e Scandale, si fa riferimento anche ai vincoli dei Prg dei tre Comuni. A Scandale e Crotone le aree oggetto dell’intervento sono più che altro agricole, pertanto la società proponente ne sottolinea la compatibilità con gli impianti eolici.

Nulla quaestio neanche se di alcune particelle è proprietario l’Istituto diocesano di sostentamento del clero di Crotone e Santa Severina, tanto la società intende avviare le procedure di esproprio per motivi di pubblica utilità o acquisire diritti sui terreni in maniera bonaria. A Cutro, invece, sembra esserci un problema di vincoli ma nessuno ha finora battuto ciglio di fronte alle seguenti affermazioni della proponente, mentre è pressoché scaduto il termine per le osservazioni dopo la pubblicazione dell’avviso che segna l’avvio delle procedure con la richiesta di Autorizzazione unica regionale per la costruzione dell’impianto.

«Parte dei mappali coinvolti sono soggetti a vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923, Mod. R.D. 23/1926 e 215/1933 del P.R.G)», precisa la multinazionale con sede a Milano e fra i principali pure play in Europa. I mal di pancia, però, vengono a questo punto. «Il mappale 4 del foglio 1 (contenente area dell’aerogeneratore D06) è interessato dal vincolo “Parco dei calanchi timpe di Cutro”, il mappale 78 del foglio 1 (contenente area degli aerogeneratori D09 e D10) è interessato dal vincolo “Fascia di rispetto 150 m. da corsi d’acqua”).

Si sottolinea – prosegue il documento – che le opere in progetto sono esterne al vincolo “Parco dei calanchi timpe di Cutro” e alle fasce di rispetto di 150 m dai corsi d’acqua e non interessano ulteriori elementi del PRG».

Il pericolo, si chiedono alcuni, è se quel paesaggio esistenziale, quel luogo dell’anima, verrà a questo punto accerchiato dalle pale. Dalla sommità sono già visibili in lontananza i parchi eolici Pitagora e Wind Farm, ubicati il primo, in parte, a Cutro, nella località Rosito, e il secondo a Isola Capo Rizzuto, nella località Le Cannelle. Ma adesso potrebbe essere costruito quasi là dentro, sia pure in piccola parte, il parco eolico “San Leone” che, secondo gli obiettivi di Renantis, sarà composto da 12 aerogeneratori, da 6,2 MW ciascuno, con torre di altezza fino a 125 metri e diametro del rotore fino a 170 metri, con tutta una serie di opere civili connesse quali strade di accesso, piazzole e fondazioni.

E se uno può avvistare le pale a chilometri di distanza, figuriamo a due passi da là. Certo, Renantis assicura che non violerà la fascia di rispetto, ma il sito merita una tutela che va oltre qualche centinaio di metri. “Calanchi del Marchesato”, movimento di tutela e valorizzazione, poi divenuto associazione di promozione sociale, chiede da tempo l’istituzione di un’Area protetta tra quelle che sono annoverate in ambito scientifico come le argille marnose di Cutro, in un territorio ricompreso tra Cutro, Roccabernarda, San Mauro Marchesato. Un paesaggio quasi lunare, caratterizzato da pendii scoscesi, non a caso paragonati da alcuni a un canyon.

Un paio di estati fa quel luogo della memoria è ridiventato, dopo 60 anni dal Vangelo secondo Matteo, set cinematografico perché il regista Jordan River vi ha girato riprese del film “Il monaco che vinse l’Apocalisse” sull’abate calabrese, teologo e filosofo della storia Gioacchino da Fiore. Con le pale attorno forse un altro regista in cerca di suggestioni pasoliniane cambierebbe location.

Del resto, subito dopo le riprese, come accade ogni estate, la stagione degli incendi, le dune pasoliniane sono diventate nere. Nere come il destino di una terra che il lungimirante PPP, sempre in quel suo storico reportage, aveva definito come il “paese dei banditi”.

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