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Il consigliere della Lega Pietro Molinaro spiega le sue perplessità sulla proposta di legge di riforma dei Consorzi di bonifica

A POCHI giorni dall’arrivo in aula della riforma dei Consorzi di Bonifica, le perplessità presenti in maggioranza non sono state fugate. Almeno quelle del consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro, già presidente di Coldiretti Calabria. Sul voto che esprimerà in aula – e la cui portata andrà ben oltre il provvedimento, perché il presidente Occhiuto ha posto sul testo ieri l’annunciata questione di fiducia, dunque o passa o si va a casa – Molinaro per ora non si sbilancia. «C’è ancora tempo – ci spiega – e ci sono interlocuzioni in corso».

Consigliere Molinaro, perché la riforma dei Consorzi di bonifica la lascia perplesso?

«La volontà riformatrice in sé è sempre positiva. In questo caso, però, credo che il testo poggi su premesse sbagliate e su dati riferiti a casaccio».

Si spieghi meglio.

«In commissione Agricoltura abbiamo condotto un’indagine conoscitiva sullo stato dell’arte dei Consorzi, che ha portato alla stesura di un report, depositato in Commissione e trasmesso ai settori competenti. Il report (52 pagine di analisi e tabelle, ndr) fa il punto sulle cause delle difficoltà che vivono oggi i Consorzi e giunge a conclusioni che stridono con la relazione che accompagna la proposta di legge di riforma. Le due analisi, insomma, non coincidono e nella relazione con cui la Giunta presenta la riforma non è menzionato un dato di quelli contenuti nel report. Anzi, in alcuni punti i due testi sono in contraddizione. Per farle un esempio, nella relazione che accompagna la riforma si cita, tra le criticità dei Consorzi attuali, la difficoltà a programmare interventi infrastrutturali sulle reti e ad accedere a fonti di finanziamento. Ma allora come spieghiamo che i nostri Consorzi hanno registrato il dato più alto d’Italia per progetti ammessi ai finanziamenti Pnrr? Si tratta di oltre 180 milioni di euro. E parliamo solo di Pnrr: il report redatto al termine dell’indagine conoscitiva condotta dalla commissione dà conto di oltre 400 milioni di fondi intercettati dai Consorzi per progetti. Questa è incapacità di programmare? C’è poi questo racconto pubblico diffuso sui Consorzi, descritti come macchine clientelari».

E non è così?

«Lasciando da parte il fatto che la Regione ha ruoli di vigilanza sui Consorzi e suoi rappresentanti negli organismi, le propongo anche qui un dato su cui riflettere. Dal 2010, anno della riforma precedente, al 2022, i lavoratori dei Consorzi sono diminuiti, in tutte le categorie. Quindi chi parla di macchine clientelari o non ha dati reali o è in malafede».

Consigliere Molinaro, guardi che anche il presidente Occhiuto ha definito così i Consorzi di bonifica

«È probabile che sia stato informato male. In ogni caso, gli esempi che ho fatto mostrano, a mio avviso, che questa proposta di riforma poggia su premesse sbagliate e dati forniti a casaccio. Per progettare una riforma serve certezza dello stato dell’arte e la condivisione dei diretti interessati, che qui manca. Dall’Anbi alle organizzazioni agricole fino ai sindacati quello che abbiamo registrato in queste settimane è la netta contrarietà a questa riforma. Il contesto, quindi, rischia di far venire meno la forza dell’azione riformatrice che si vuole mettere in campo».

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Consigliere Molinaro, però le difficoltà dei Consorzi di Bonifica sono conclamate. Da cosa dipendono secondo lei o secondo il report depositato in Commissione?

«Ad esempio dal report viene fuori che i Consorzi avanzano dalla Regione 79 milioni di crediti».

Solo dalla Regione? Non ci sono dentro le quote dei consorziati che non si riesce a riscuotere? Gli incassi, dice la relazione che accompagna la riforma, sono inferiori al 50 per cento.

«E quello è un altro aspetto che merita chiarezza. Non dobbiamo dimenticare che durante il lockdown un dpcm di Conte sospese l’attività degli agenti di riscossione, da qui i ritardi che oggi paghiamo. Non fermò però le attività: i Consorzi hanno continuato a erogare i servizi, a proprie spese, per evitare ripercussioni sulle produzioni agricole».

Torniamo ai crediti.

«Sono un bel macigno, che peraltro impedisce oggi a molti Consorzi – praticamente tutti eccetto uno – di accedere a mutui bancari, perché è in corso un contenzioso con la Regione. E senza credito, si va in sofferenza. Quindi la crisi finanziaria dei Consorzi non è dovuta a mala gestio. Peraltro, i crediti vantati sono stati riconosciuti dai periti dei tribunali e alcuni liquidati: il Consorzio di Crotone ha vinto la sua causa a fine maggio e proceduto con un pignoramento. Lo stesso revisore dei conti conferma che questi crediti sono dovuti e i bilanci dei Consorzi, che comprendono quelle somme tra i residui, sono approvati dalla Regione. Le dico di più: durante il governo Oliverio e poi anche con l’assessore Gallo era stata istituita una commissione deputata all’accertamento di quei crediti. Ma nella relazione allegata alla proposta di legge non se ne fa menzione».

Tutto questo spiega anche la crisi del Consorzio di Trebisacce, che ha un debito monstre e non paga gli stipendi da sette mesi?

«Il Consorzio di Trebisacce ha in carico più di un terzo di tutta la superficie irrigata della Regione, quindi incassa di più. E questo significa che avanza anche più crediti, con sofferenza maggiore per i bilanci».

Consigliere Molinaro nel merito, in ogni caso, la convince la soluzione del Consorzio unico al posto degli attuali undici Consorzi di bonifica?

«La riperimetrazione del Comprensorio di Bonifica si determina in riferimento all’intesa Stato-Regione del 2008 con i dati sui bacini idrografici. Dovrebbe essere frutto di analisi tecniche».

In aula, quindi, come si determinerà? Voterà a favore della riforma?

«Come coalizione di maggioranza saremo attenti a fare la nostra parte. E fino al 3 agosto c’è tempo per tutte le valutazioni necessarie: non si parte da posizioni precostituite. Oggi (ieri, ndr) pomeriggio è prevista una riunione del gruppo Lega, lunedì ci sarà la seduta di Commissione Agricoltura, per l’esame del testo. Confido che si farà un’attenta analisi della relazione che accompagna la proposta e del report depositato in Commissione e auspico che anche altri siano pronti a fare queste verifiche. La politica è anche interlocuzione».

Ma quindi lei cosa spera? Una modifica del testo, una pausa di riflessione…

«Io parlo nelle vesti di consigliere, membro della commissione Agricoltura. Il mio compito è quello di approfondire. Ed è quello che ho fatto. Vedremo poi dal confronto…».

In ogni caso qui non parliamo solo di un voto su un provvedimento. Il testo arriva in aula con la fiducia ed è quella che andrà votata.

«La fiducia carica l’atto di maggiore responsabilità. Porla è prerogativa del presidente, che avrà avuto le sue motivazioni per decidere di farvi ricorso. Io posso dire che se la legge andrà nell’interesse generale, la voteremo senza dubbio».

Però qui non c’è solo da esprimere un giudizio sulla riforma. Se la questione di fiducia è respinta il governo regionale va a casa, dice lo Statuto. Anche questo si valuta in rapporto all’interesse generale, suppongo.

«Questi sono scenari giornalistici. Ripeto, ognuno di noi farà la sua parte e si prenderà le proprie responsabilità. C’è ancora tempo di ragionare e di discutere, siamo alla vigilia di una commissione che ci permetterà di sentire tante voci e di incontrare anche il dipartimento Agricoltura, per chiarire magari quelle discrasie di cui parlavo. Parliamo di una proposta di legge regionale, non delle tavole di Mosé».

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