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Un momento del Forum con Roberto Napoletano, Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Filippo Spiezia

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Napoletano: Anche la Banca d’Italia con un accento inusuale ha esortato le banche a dare liquidità e a farsi carico della situazione, ma ci sono un’assenza della politica che non ha dato le tutele al cento per cento e le resistenze delle burocrazie ministeriali e bancarie…

Antonio Nicaso: Il rischio è che piccole e medie imprese possano diventare un potenziale affare per la criminalità mafiosa. Spesso ci si concentra sul prestanome o sul passaggio di proprietà parziale o totale e si trascura il fenomeno del fidejussore che garantisce il prestito perché ha liquidità e mette il piede alla porta.

Napoletano Il fidejussore in questo caso è il portatore di interessi economici mafiosi, che fa il banchiere dell’impresa in crisi di liquidità e aumenta le fasce di opacità dell’economia. Tutto ciò ci riporta al tema che è emerso e, cioè, che il vero pericolo della ‘ndrangheta è fuori dai territori di origine e quasi rischia di più il nord perché è lì che è cresciuta in modo autonomo una mentalità mercantile-mafiosa, è lì che c’è il grosso degli investimenti. È lì che la ‘ndrangheta si rafforza, magari, sfruttando le intermediazioni legate alla sovrabbondante spesa pubblica. Se questo circolo vizioso viene affrontato in termini di operazione verità forse si capisce prima da dove dobbiamo ripartire…

Nicola Gratteri: Questo tema è la mamma di tutte le domande, ma non è la domanda su un solo problema e non esiste una ricetta per il singolo problema. Bisogna avere il coraggio, la volontà, la libertà e la capacità di rispondere contestualmente a tutte le concause.

Napoletano: Questa si chiama coerenza meridionalista di De Gasperi, che era un trentino e volle la prima Cassa per il Mezzogiorno con 300 ingegneri. Quella che unì le due Italie e portò i primi soldi esteri nel nostro Paese.

Nicola Gratteri: Se contestualmente non metto mano al sistema farraginoso penale processuale difensivo, creando modifiche fino a quando divenga non conveniente delinquere e nel frattempo non creo gli strumenti per abolire il contante e nel contempo non ho la volontà, la libertà e il coraggio di fare un programma di lungo respiro da qui a 20 anni, non ne usciremo mai. C’è bisogno di intervenire su più settori con 300 ingegneri, come dice lei direttore, e non con 300 portaborse. Se ho un incarico devo dimostrare concretamente di voler fare la riforma. Lei giustamente parla di Sud, che sarebbe il migliore mercato per l’industria del Nord, ma se non creo infrastrutture? Prendiamo l’agricoltura: ciò che si produce in Calabria matura 20 giorni prima che al Nord, immaginiamo che vantaggio avrebbe il Sud facendo arrivare prodotti a costo più basso. Invece si continua a consentire al mercato degli agrumicoltori della Piana di Rosarno o Rossano di pagare le arance a 30 centesimi e a Milano 2,50 euro. Così non risolverò mai il problema dello sfruttamento del lavoro in nero. Potrei fare esempi fino a domani mattina delle storture e di dove si potrebbe intervenire. Se creo migliori trasporti posso vendere online al Nord tutto ciò che si produce al Sud. In Africa posso usare il rogor cancerogeno, in Europa no; in Spagna dove i controlli sono blandi si mette il marchio Cee su olio e agrumi, non parlo di barriere ma di non consentire agli altri di giocare con carte truccate o i produttori del Sud saranno sempre più svantaggiati dal mercato.

Antonio Nicaso: I problemi globali richiedono risposte globali, fare polemiche in questo momento è inutile e dannoso e bisogna trascendere le differenze culturali e politiche per concentrarsi sulle cose da fare. Invece si ironizza sull’eccellenza napoletana o si discute sugli eurobond che potrebbero finire in mano alle mafie ignorando un aspetto fondamentale. Difficile fare stime del fatturato delle mafie ma dai dati dei sequestri e delle confische si capisce che rispetto a Cosa nostra e Camorra la ‘ndrangheta investe meno al Sud. Investe dove c’è denaro, potere, possibilità di mimetizzarsi.  Da una prospettiva olandese o tedesca è discutibile dire che i soldi possano finire in mano alle mafie perché questi Paesi hanno consentito il diffondersi delle stesse mafie nelle loro economie. Se vogliamo affrontare il problema delle mafie dobbiamo farlo a livello globale e non concentrarsi su alcuni territori, perché le mafie sono riuscite a espandersi al di fuori dei territori d’origine grazie a una domanda crescente di mafia, sono state legittimate e riconosciute socialmente e così i soldi della cocaina sono divenuti ossigeno per l’economia legale. Questo è il momento di fare, di dare liquidità e risollevare l’economia.

Filippo Spiezia: Mi allineo all’appello del professor Nicaso, abbiamo mezzi e intelligenze per affrontare le sfide e uscirne ma tutto questo non può essere affidato a improvvisazioni o personalismi e richiede una coerente strategia a livello nazionale ed europeo. Il tema della criminalità italiana mafiosa, se è un dato acquisito sul piano criminologico e giudiziario incontra ancora forti resistenze rispetto alla necessità di una risposta comune e coerente.

Napoletano La stessa diffidenza rispetto all’opportunità di una risposta comune e coerente contro le mafie che c’è nel Nord Italia?

Filippo Spiezia: C’è una simmetria perfetta anche rispetto alle tematiche processuali. Ma oltre questo volevo segnalare che l’ultimo rapporto di Europol sul crimine organizzato italiano risale al 2013. Non c’è un rapporto aggiornato e da fonti istituzionali mi è noto che esso è nei cassetti e non c’è la volontà politica di tirarlo fuori e questo è gravissimo. Dobbiamo fare in modo che il tema del contrasto alle mafie sia europeo e internazionale e non solo nazionale. Le priorità a livello europeo verranno scritte tra pochi mesi, ho segnalato alle massime autorità italiane la necessità che ci sia una voce italiana sulla definizione delle priorità 2022-26. C’è anche un tema, di cui nessuno parla, degli abusi dei fondi europei: su questo indagherà un nuovo organismo giudiziario, il procuratore europeo. In base al Regolamento attuale esso dovrà indagare su fatti commessi a partire dal novembre 2017, ciò significa che questa struttura partirà con un arretrato di tre anni e questo è un problema serissimo che richiede risposte immediate. Inoltre, abbiamo un sistema di segnalazioni sospette tra i più avanzati con una Guardia di finanza che è un Corpo di eccellenza ma in materia di contrasto alle frodi il sistema di competenze sul piano nazionale è ancora parcellizzato. Forse è arrivato il momento storico di valutare l’opportunità di accentrare a livello nazionale anche il coordinamento sui fatti di corruzione. Occorre affrontare da una prospettiva nazionale e europea il tema del contrasto ai fatti corruttivi e di abuso di fondi e frodi che potranno inondarci nei prossimi mesi e nei prossimi anni.


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