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Elisa Claps

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«È NECESSARIO, al di fuori di ogni ipocrisia, dire che ci sono state delle omissioni in questa vicenda (l’omicidio di Elisa Claps, ndr) a partire da quel giorno, da quando a qualcuno è stato consentito di entrare in quella chiesa per nascondere il corpo di Elisa, perché di certo non è stato Danilo Restivo. Quello che chiediamo è che finalmente ci sia un atto di coraggio che restituisca la verità non solo a noi, ma all’intera comunità».

È quanto ha dichiarato, ieri, Gildo Claps, fratello di Elisa, nell’anniversario della scomparsa di quest’ultima, ai microfoni del Tgr Basilicata. Sono passati 29 anni, infatti, dal 12 settembre 1993, quando si persero le tracce di Elisa Claps, 16 anni, uscita di casa con un’amica per una passeggiata nel centro storico di Potenza.

Dopo la scoperta del corpo nel sottotetto della chiesa della Trinità, nel 2010, i processi hanno ricostruito l’accaduto. Elisa è stata prima violentata e poi assassinata con 13 coltellate. Ad ucciderla un suo spasimante che all’epoca aveva 21 anni, Danilo Restivo, in carcere in Inghilterra per scontare una condanna a 30 anni.

Restivo, oltre che per la morte di Elisa Claps, ha ricevuto una condanna anche per un altro delitto. L’omicidio a colpi di martello della sua vicina di casa inglese, Heather Barnett, nella sua abitazione di Bournemouth. Ma sul caso Claps sono ancora tanti gli interrogativi rimasti senza risposta, mentre ci si avvicina alla riapertura, dopo 12 anni, della chiesa della Trinità.

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