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Il portone appena riaperto della chiesa della Trinità

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La riapertura della chiesa della Santissima Trinità, nel centro storico di Potenza, sorprende e lascia sgomenta la comunità

POTENZA – «Solo così potevano riaprirla, in silenzio, durante il mese di agosto, come dei ladri. Non sono sorpreso perché sono stati ladri di verità per trent’anni. Mi auguro davvero che la chiesa resti deserta, perché credo sia la risposta migliore che possa dare la città».

Gildo Claps, che ormai da 30 anni si è assunto il pesante fardello di portavoce della sua famiglia, commenta così una decisione improvvisa e inaspettata. La chiesa della Trinità, la stessa nel cui sottotetto è stato ritrovato nel 2010 il corpo della sorella di Gildo, Elisa, giovane studentessa data per scomparsa per 17 anni, dal 1993, è stata riaperta.

«Inizialmente, e per un congruo tempo – si legge nella nota della diocesi – il luogo sacro rimarrà aperto ogni giorno dalle 8.30 alle 12 e dalle 17 alle 20».

Una notizia che coglie la città di sorpresa, impreparata. Non perché non ci si immaginasse una riapertura data comunque per certa e confermata anche da una recente lettera di Papa Francesco alla famiglia. Ma perché la città si aspettava tempi più lunghi. E poiché il 12 settembre prossimo ricorre il trentesimo anniversario dell’omicidio di Elisa, ci si sarebbe atteso quantomeno una maggiore dose di tatto.

Ma evidentemente la diocesi non voleva più attendere: «Dopo la lunga chiusura dovuta alla tragica vicenda di Elisa Claps, che ha addolorato la sua famiglia e tutta la comunità diocesana – si legge ancora nella nota – e ai recenti e necessari lavori di ristrutturazione, è stata restituita al culto della comunità dei fedeli, alla meditazione dei cittadini tutti e al patrimonio storico culturale della nostra città».

Un luogo – continua ancora la nota – «per la preghiera silenziosa, l’Adorazione, la ricerca del conforto interiore e spirituale, e per la promozione di una serena riflessione sulla sacralità della vita. Nel dialogo intercorso tra l’arcivescovo e la Santa Sede si è convenuti, tra l’altro, che per i cattolici, al fine di meglio “custodire la memoria di Elisa”, non c’è modo più appropriato della preghiera, anche liturgica, che ha pure la capacità di esprimere profondamente la presenza tenera e discreta favorendo il cammino di riconciliazione e guarigione per la comunità potentina, segnata da una ferita indelebile. È questo l’auspicio del Santo Padre che la Chiesa locale sente il bisogno di continuare a realizzare e che ha spinto lo stesso Papa a scrivere direttamente alla signora Filomena Iemma, mamma di Elisa Claps e all’arcivescovo metropolita».

Così, affidando «all’intercessione del Patrono San Gerardo il cammino di riconciliazione e pacificazione degli animi», termina la nota con la quale il vescovo Ligorio chiude il cerchio. E con la chiesa riaperta, ora potrà mettersi a riposo, come previsto vista l’età. Era la missione che si era dato venendo a Potenza e il fine è stato raggiunto.

Solo che, come accaduto spesso in questi ultimi anni, è mancato il tatto e il necessario confronto con una famiglia che per questa vicenda vive da 30 anni in un incubo fatto di silenzi e mancate verità.

Perché se è vero che Danilo Restivo è in carcere come autore materiale dell’omicidio di Elisa, è altrettanto vero che quel corpo trovato nel sottotetto di una chiesa urla altre storie, altri nomi. Quelli che si chiedono da anni inutilmente.

E ora la comunità cittadina è spaccata fra chi accetta la decisione delle gerarchie ecclesiastiche e chi invece – e sono tantissimi sui social network – parla di vergogna, affermando che mai e poi mai avrebbero dovuto riaprire quell’edificio come chiesa.

«Aprirla nel silenzio più totale, all’improvviso, vuol dire che non si è presa in alcuna considerazione la giustissima e condivisibile volontà della famiglia e di tutto il popolo cattolico cristiano più sensibile al tema della giustizia – commenta un’altra mamma coraggio, Olimpia Orioli – Non si può essere perdonati senza restituire prima la verità rivelando tutti gli intrighi ci tale vicenda. Si dà l’impressione di avere difronte una chiesa incoerente. A noi ha sempre insegnato che per avere l’assoluzione occorre confessare a chi di dovere le proprie colpe e non solo nel confessionale a qualche prete compiacente. La richiesta di tutti non va delusa. Quello che ha detto Gildo circa questa apertura alla chetichella è ciò che pensano in moltissimi. Non è stato certamente un bel gesto. Delude e offende tutti profondamente».

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