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La Chiesa della Trinità a Potenza dove fu scoperto il corpo di Elisa Claps

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I Claps si appellano al Papa per non riaprire al culto la chiesa della Trinità dove furono scoperti i resti di Elisa uccisa da Danilo Restivo

“LA CHIESA vuole riaprire al culto ma c’è chi si oppone fermamente: è la famiglia di Elisa Claps, la studentessa che nel 1993 fu uccisa barbaramente da un ragazzo, Danilo Restivo, che la corteggiava senza successo”. Lo scrive il sito internet del “Corriere della sera” in un articolo a firma del giornalista Gabriele Bojano. Che prosegue così.

“La chiesa è proprio quella della Santissima Trinità, nel centro di Potenza, nel cui sottotetto, diciassette anni dopo l’omicidio, fu rinvenuto il cadavere della ragazza. Una storia allucinante, fatta di reticenze e omissioni, che presto diventerà una serie televisiva targata Rai, per la regia di Marco Pontecorvo, e che ha lasciato un segno profondo nella comunità potentina.

CLAPS: «RIAPRIRE LA CHIESA È UN AFFRONTO ALLA DECENZA» E SI APPELLANO AL PAPA

Proprio per questo motivo i familiari di Elisa sostengono che è «un affronto alla decenza» consentire a quell’edificio di culto il ritorno alle ordinarie funzioni religiose.

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«Qui si vuole dimenticare senza aver fatto memoria ed esperienza di quello che è successo», dice l’investigatore privato Marco Gallo. L’ex consulente della famiglia Claps nelle indagini ora è mediatore nei rapporti con la Chiesa. Ma la cosa che fa più male alla madre e ai fratelli di Elisa è che in tutti questi anni proprio da parte della Chiesa non siano mai giunte parole di scuse ufficiali. «Eppure – insiste Gallo – in tutta questa vicenda la Chiesa ha precise responsabilità. Sia per non aver vigilato su quanto stava accadendo alla Santissima Trinità che sul fatto di aver scoperto il cadavere di Elisa due anni prima del rinvenimento ufficiale e di averlo tenuto nascosto».

Accuse precise e circostanziate che trovano riscontro nelle indagini ma sulle quali i sacerdoti nel tempo coinvolti hanno sempre negato. Due finora gli incontri con il vescovo di Potenza, monsignor Salvatore Ligorio, conclusisi con un nulla di fatto. Le posizioni si mantengono lontanissime tra loro.

DOVEVA DIVENTARE UN CENTRO CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

«La famiglia Claps non può opporsi all’eventuale riapertura della chiesa – riprende il detective -. Avrebbe però preferito che la Santissima Trinità, teatro di efferatezza, diventasse un centro culturale contro la violenza di genere intitolato alla memoria di Elisa. Potenza conta già tante chiese, aprirne ancora un’altra secondo noi non è necessario».

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Fin qui l’amarezza e la rabbia di una famiglia che ancora oggi, a distanza di tanti anni dall’omicidio di Elisa, non riesce a trovare pace. «Noi continueremo a urlare la nostra indignazione – conclude Marco Gallo – e rivolgiamo un pubblico appello a Papa Francesco affinché ci riceva, perché è giusto che sappia quello che abbiamo subito»”.

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